Scuola per Genitori ed Educatori di Prospettiva Famiglia
Incontro con la prof.ssa Maria Rita PARSI
MALADOLESCENZA
6 novembre 2017 – Liceo Scientifico “N. Copernico”
Relatrice;: prof.ssa Maria Rita PARSI, psicopedagogista, psicoterapeuta, docente universitaria, giornalista, scrittrice.
Quant’è brava la prof.ssa Maria Rita Parsi? Moltissimo.
La vorrei considerare una Dolores Ibarruri dei tempi moderni per la passione che mette nel suo agire, perché la sua – come lei stessa ha avuto modo di dire – è una militanza, è il mettere in pratica ciò in cui si crede, è qualcosa che consente la realizzazione del pensiero psicopedagogico di cui è portatrice, è un modo per contribuire a quella alleanza che sta alla base della riuscita della complessa e mai compiuta opera di genitore. Maria Rita inizia la sua presentazione parlando della trilogia di testi di cui Maladolescenza è il primo e che si conclude con un’opera che sarà in uscita nelle prossime settimane, intitolata “Generazione H”. H come Hikikomori, la sindrome che porta molti giovani ad isolarsi, a ritirarsi dalla vita sociale, spesso cercando forme estreme di isolamento; una scelta che è provocata – specie nella società giapponese – dalla mancanza di una figura paterna, da un’eccessiva protettività materna e da una società come quella del Paese del Sol Levante caratterizzata da una competizione sfrenata verso l’autorealizzazione.
Maria Rita sogna un modo diverso e più completo di fare scuola, scuole che siano centri culturali polivalenti, che siano laboratorio musicali, virtuali, una scuola aperta tutto il giorno e dove chi è interessato alla cultura e all’educazione possa trovarvi sempre un ambiente per la ricerca, lo studio, la socializzazione. Esattamente il luogo adatto a combattere gli Hikikomori, giovani che chattano di notte e dormono di giorno, gente che rifiuta il mondo reale per vivere in quello virtuale. Il “virtuale”, un mondo che per alcuni è l’ambiente di vita, mentre altri sì e no che lo conoscono (per es. i nonni); il “virtuale” che però sta diventando la nuova droga. Sì, perché il virtuale dà una risposta eterna all’angoscia della morte, quell’angoscia che Eric Fromm chiama “l’anatomia della distruttività umana”, quell’angoscia che appare appena lasciamo il grembo materno, quando diciamo “se non verrò accudito, non ce la farò”. Questa angoscia di morte guida tutta la nostra vita, dice Fromm e per difenderci organizziamo delle difese formidabili:
- difesa ereditaria: io morirò, ma resteranno i miei figli;
- difesa estetica: io morirò, ma la bellezza resterà;
- difesa ideologica: io morirò, ma le mie idee resteranno;
- difesa distruttiva: io morirò, ma morirete tutti (gioco della guerra)
- difesa scientifica: io morirò, ma gli scienziati scopriranno come dare la vita in laboratorio
- difesa virtuale: io morirò, ma il mio avatar non morirà mai (nel mondo virtuale non muore nessuno)
Quindi se da un lato la madre è colei che ha il potere di dare la vita, dall’altra l’uomo ha il potere di dare la morte (non a caso in guerra ci andavano solo i maschi).
Attenzione dunque alla virtualità perché se da un lato essa avvicina perché connette, dall’altro allontana perché non incontra. Come hanno annunciato i ricercatori della scuola di Palo Alto (California – USA), ogni disturbo psicologico è un disturbo della comunicazione. Nel rapporto Famiglia-Scuola non si tratta di individuare le colpe, quanto piuttosto di valorizzare le responsabilità. Se devi elaborare un lutto, ci sono solo due soluzioni; o la fuga o il conflitto (vedi il film Mon oncle d’Amerique (A. Resnais), dove il topo che non fugge, né combatte coi suoi simili, ma resta fermo dov’è subisce la peggiore scarica elettrica e perde la memoria e la volontà).
Maria Rita Parsi segnala come erroneamente noi si viva in una società dove si “onora il padre e la madre” (vedi l’episodio dove Abramo sta per uccidere il figlio Isacco, per non tirarsi indietro di fronte alla volontà di Dio), secondo l’impostazione giudaico-cristiana, mentre si dovrebbe anche impostare il principio “onora il figlio e la figlia”, soprattutto in quella delicata età in cui si attiva il cambiamento ormonale, una rivoluzione psichica e fisica, dove i ragazzi vengono chiamati a prendere decisioni e per farlo si rifanno al comportamento dei loro genitori. E in questi casi, o danno forfait o si adultizzano oppure fanno delle azioni che li mettano di fronte al dolore, ai pericoli in cui mi posso mettere. Mentre i bambini mettono in scena in famiglia, gli adolescenti lo fanno socialmente (sto con chi voglio io oppure cerco dei rischi),
La prof.ssa Parsi ha poi lamentato quanto sia scarsa l’educazione sessuale nel nostro Paese al punto che anche le modalità in cui molti genitori si sono cimentati per esporre l’argomento ai propri figli è piuttosto grottesca.
La prima problematica in odine d’importanza dei 193 Paesi che il 20 nov 1989 hanno firmato la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza sono le punizioni corporali (corporal punishment); e d’altro canto, ci dice Maria Rita, se ci abituiamo a vedere quotidianamente decine e decine di immagini di violenza, diventa poi straordinariamente normale ricorrere alla violenza.
Cosa possiamo fare?
5 cose ci dice Maria Rita Parsi:
- lavorare su noi stessi, come coppia, come genitori, come parenti sul modo che abbiamo di educare;
- avere ben chiaro che i bambini crescono guardando noi (l’odore, l’esempio, .. portano alla emulazione;
- stabiliamo alleanza (per crescere un bambino ci vuole un villaggio, dice un proverbio africano);
- alleanza scuola-famiglia: se entrambi i mondi si sostengono, si possono ottenere buoni risultati;
- per combattere il virtuale, usare bene i mezzi a disposizione (il coltello può uccidere, ma può anche essre usato per tagliare la bistecca)
Maladolescenza parla sia del bene che del male.
Maria Rita ci mette in guardia contro di coloro che ci stanno rubando l’immaginario e per combatterli servono due caratteri molto speciali:
- osservazione: porre attenzione, osservare la realtà comprendere i propri limiti (chi non conosce i propri limiti, tema sé stesso – Aristotele); ,
- coraggio: non avere paura di alzare la mano se si nota una situazione di pericolo, anche se questa investe un ragazzo che non conosciamo perché noi facciamo parte di quel villaggio che, unito, aiuta a crescere un ragazzo.
Maria Rita Parsi sta conducendo un importante programma di formazione genitoriale negli 8.000 comuni italiani con l’obiettivo di portare a bordo i genitori, che sono anche osservatori dei figli altrui. Infine, Maria Rita Parsi ha risposto ai quesiti dei 150 presenti, fra docenti e genitori.
Un grazie alla prof.ssa Parsi per le belle provocazioni che ha lanciato e per gli insegnamenti che ci ha dato verso un processo continuo e permanente di formazione e di reciproca assistenza nel grande, incredibile, affascinante mestiere di genitore.
A presto.
Per PROSPETTIVA FAMIGLIA
dott. Paolo STEFANO