LA BANALITA’ DEL MALE:
gli orrori della Shoah e la riflessione sul “male” nella società e nella politica attraverso le riflessioni
di Hannah Arendt e le rappresentazioni artistiche.
Prof.ssa Silvana Bianchi
Prof. Andrea Masotto
UN POMERIGGIO DI RAFFINATA CULTURA IN UNA COINVOLGENTE ATMOSFERA PRESSO LA SOCIETA’ LETTERARIA, GRAZIE AI DOCENTI SILVANA BIANCHI E ANDREA MASOTTO!
Hannah Arendt, già nella sua opera sulle origini del totalitarismo, nel 1951 descrive i lager come laboratori dove si realizza l’idea che tutto è possibile; lì si crea la società dei morenti; si è in presenza del male assoluto, un male radicale. Poi nel 1963 dichiara che ha cambiato idea, non parla più del male radicale, ma solo di un male superficiale che si diffonde come un fungo, ma non sa andare in profondità. Tra queste due prese di posizione si colloca il processo ad Adolf Eichmann, il gerarca nazista, esperto di questioni ebraiche, rifugiato in Argentina e lì rapito da uomini del Mossad israeliano. Portato a Gerusalemme, viene processato e condannato a morte. Hannah Arendt, che segue il processo come giornalista, ne ricava un libro, che provocatoriamente intitola “La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme” , nel quale descrive un cittadino ligio alla legge, non animato da particolari rancori antisemiti, un uomo con la coscienza a posto, che rispetta la legge e obbedisce agli ordini: un uomo comune, non un mostro ma un uomo banale.
A partire da questo tema, si discute la figura sfuggente e poliedrica di Eichmann (grigio burocrate o abile manipolatore?), anche con riferimento a tesi diverse da quella della Arendt, alla luce di ricerche recenti; si presenta il contestato tema del collaborazionismo di alcun settori del mondo ebraico; si prendono in considerazione le responsabilità dei ‘tecnici’ e dei politici nazisti; si riflette sul male inteso come incapacità di pensare, sugli uomini sradicati dalla propria coscienza, nei quali – venuta meno la capacità di dialogo con se stessi – manca la distinzione fra il bene e il male. Heichman viene preso ad esempio perché diventa invisibile a se stesso, compie il male senza consapevolezza: un aspetto ‘banale’ e insieme ‘terribile’ perché appartiene ad una grande massa di individui.
Esempio di alcune Immagini che possano rappresentare l’idea , per esempio “L’isola dei morti” di Arnold Bocklin del 1886. Hitler la possedeva nel suo ufficio; l’opera rappresenta un’anima che arriva con una barca nell’isola dei morti, anima pura che arriva , compie il viaggio e approda.
Altra opera “La banalità del male” di Banksy , del 2013, che rappresenta una nazista in divisa seduto sulla panchina che guarda un paesaggio di tipo romantico con montagne innevate sullo sfondo e un lago.
L’analisi di un passo del Mein Kampf di Hitler diventa lo stimolo per approfondire l’antisemitismo radicale di Hitler fin dall’inizio della sua carriera politica, e per fare una riflessione sulla lingua del Terzo Reich, una lingua aggressiva, emotiva e che per rappresentare gli ebrei adopera insistentemente metafore batteriologiche, una lingua piegata a servire il messaggio antisemita. La forma delle frasi imposte alla massa, accettate meccanicamente, viene assorbita , diventa un elemento che contribuisce a creare immagini mentali. Svolge sulla popolazione la stessa azione tossica svolta dalle immagini visive.
“Autoritratto con carta di identità” di Felix Nussbaum del 1943. Qui l’artista si ritrae mentre mostra la sua carta d’identità e la stella a sei punte ricamata sul suo cappotto. Egli vivrà nascosto per circa due anni in una cantina per sfuggire alle deportazioni. Poi denunciato e morirà nel campo di concentramento di Auschwitz nel 1944.
Appaiono delle immagini che venivano pubblicate sulle riviste tedesche dagli anni ’30 che ridicolizzano il comportamento del popolo ebraico e le loro differenze somatiche con la razza ariana.
Queste immagini riprendono e riproducono stereotipi antigiudaici di vecchia data: la stella di David, il colore giallo (dal medioevo il colore dell’infamia), il cappello a punta (oggetto-simbolo che, prima applicato agli ebrei, trasmigra poi a connotare negativamente le streghe e gli eretici), il naso adunco, le fattezze ripugnanti. Queste raffigurazioni, molto diffuse, pongono il problema se l’antisemitismo fosse già fortemente presente o si sia radicato dopo la predicazione politica del partito nazista. L’analisi dei dati elettorali, dei discorsi di Hitler, di ‘sondaggi’ ante litteram come il “materiale Abel” dimostrano che nella società tedesca dei primi decenni del Novecento c’era un antisemitismo diffuso, ma non molto più forte che in altre parti di Europa. Dopo la presa del potere da parte di Hitler le cose cambiano: il cancelliere deve assicurare la supremazia della razza ariana. Attraverso l’analisi di alcuni passaggi cronologici fondamentali (1935 leggi di Norimberga; 1942 conferenza di Wannsee), si arriva a riflettere sulla “soluzione finale” e sul ruolo che in questo percorso ha svolto lo zelante Eichmann. Egli al processo a Gerusalemme si difende dicendo che non ha mai ucciso un essere umano, e il suo avvocato insiste sul fatto che lui è stato solo ‘una piccola rotella’ in un ingranaggio più grande. Come scrive la Arendt la teoria della rotella è futile perché ogni rotella serve a far andare la macchina. La difesa mostra solo mancanza di pensiero, mancanza dell’etica della responsabilità, mancanza della voce della coscienza nell’imputato.
“Him” opera di Maurizio Cattelan del 2012 , qui Hitler appare inginocchiato in una posa di penitenza, molto ironica, elemento che rasenta la banalità della posa.
Hitler come artista , da adolescente, decide di diventare pittore. Hitler presenta una disastrosa carriera di studente , genitori lo volevano impiegato statale. Si trasferisce a Vienna vuole frequentare Accademia di belle arti, era sicuro nel suo passaggio alla Accademia, viene bocciato, viene consigliato ed indirizzato al corso di architettura. Diventa un barbone, vive all’ospizio dei poveri. Conosce un certo Hannisch , chiede di collaborare . Disegni di modelli. Dimostra una certa capacità. Realizza delle cartoline, e vengono vendute per strada. Introito diviso a metà , acquarelli, acquirenti, ma lui non è costante. Cominciano a litigare. Hitler lo denuncerà per vendita illecita. Si trasferisce a monaco, tenterà di andare a Monaco. Viene bocciato. Da questo momento nascerà un astio contro l’arte delle avanguardie, considerata arte degenerata. A Monaco conoscerà persone, amava politica . Prima guerra mondiale è un riscatto. Non parteciperà al conflitto, faceva il portalettere. Svolgerà in modo esemplare questo lavoro, verrà premiato con due croci di ferro. Nella sua carriera d’artista Hitler realizzerà circa tremila opere tra acquerelli, oli e tempere. Prediligeva la pittura di paesaggi e di vedute urbane e di campagna. Egli prendeva sicuramente spunto da cartoline o fotografie di cui probabilmente ne ricalcava i tratti essenziali. La sua collezione verrà distribuita tra alcuni amici fidati ed è tutt’ora oggetto d’indagine.
Ci colleghiamo al campo di concentramento di Terezin. Costruito da austriaci per contenere, fortezza tipica di fine settecento. Era già campo di concentramento nella prima guerra mondiale. Terezin era un ghetto , le persone venivano deportate successivamente. Questo ghetto era gestito da Heichmann . Ebrei selezionati, persone trattate diversamente dalla gente comune. Era ritenuto un modello, visitato dalla croce rossa. Vengono creati luoghi ricreativi, teatri, campi di calcio, tennis. Chiusura nel 44 , si realizzarono filmati per dimostrare la “bontà “del luogo. Citazione dalla Banalità del male. Terezin il campo degli artisti. Si obbligano le persone a fingere di vivere in modo normale. Morivano di stenti. Ma c’erano diversi bambini, obbligati ad andare a scuola , laboratorio di arte. 4000disegni nascosti da Friedl Dicker. Artista formatasi presso la Bauhaus a Waimar con maestri come Kandisky, Klee e Itten. Il laboratorio era funzionante a tutti gli effetti. La sua ricerca prosegue, le sperimentazioni vanno avanti e hanno a che fare con le opere di Klee e Kandinsky. Si creava sperimentazione con i bambini. Fondali marini, farfalle, fiori , natura. Molti vennero deportati.
Adorno ha scritto che non si può più fare arte dopo lo sterminio, che nessuna poesia è possibile dopo la barbarie. Eppure l’arte è una forza che continua a dare vigore e che incita a combattere contro l’apatia.
Scarica qui le slide dell’incontro.