Progetto Scuola per Genitori di Prospettiva Famiglia
“Cannabis: come parlarne ai nostril figli”
Doriano DAL CENGIO
30 novembre 2017 – Centro civico “N.Tommasoli”
- Relatore: dr. Doriano DAL CENGIO, psicologo – psicoterapeuta
Il dr. Doriano Dal Cengio rappresenta un felice connubio tra la conoscenza scientifica di un settore che ormai padroneggia dall’alto degli oltre 20 anni di esperienza al Settore Dipendenze dell’ASL 17 e la sensibilità dello psicologo e del padre. Questa felice combinazione gli permette di dare descrizioni certosine dei fatti e delle ricerche in corso nel suo campo, ma anche di calarle nel reale e di portare esempi della nostra vita quotidiana che ci appartengono e ci permettono di cogliere in tutta la loro gravità i pericoli che si legano – in questo caso – all’utilizzo della cannabis e dei suoi derivati (marijuana, hashish).
Se scartiamo da subito una delle specie di cannabis, di cui l’Italia era fino a qualche decina di anni fa il principale produttore e che veniva usata per la produzione di corde (corde in canapa usate per vari scopi, come l’ancoraggio delle navi) e che è poi stata abbandonata con l’avvento del nylon, ci possiamo concentrare sulle altre due specie. Una dagli effetti eccitanti, che provoca alterazione nella percezione del tempo e dello spazio, alza il livello dell’umore e porta a ilarità ingiustificata e apparente stato di euforia; un’altra invece utilizzata soprattutto per usi medici, in grado di generare rilassamento e abbandono e quindi particolarmente utile in situazioni cliniche in cui vi è necessità di ridurre l’irrigidimento muscolare o calmare il dolore o sedare (SLA, sclerosi al placche, …). La prima è particolarmente ricca di una sostanza denominata THC (delta9-tetraidrocannabinolo), la seconda presenta invece un’altra molecola denominata CBD (cannabinolo).
Vi è la convinzione, specie in alcuni strati della popolazione, che l’utilizzo della cannabis (il famoso “spinello”) non faccia male in quanto non introduce sindrome da privazione, né dipendenza. In realtà, il dr. Dal Cengio ci ha fatto capire che non è affatto così. L’utilizzo della cannabis porta ad effetti assolutamente dannosi per il nostro organismo e si sostanzia in patologie che sopraggiungono dopo i primi effetti immediati che potrebbero anche sembrare positivi. In realtà, dopo le due ore di euforia, subentrano stati di nervosismo, quando non di depressione, riduzione della capacità di attenzione e di apprendimento, pericolosa perdita di memoria (working memory), riduzione delle capacità di problem solving e di decision making. Sostanzialmente, non si è più in grado di prendere decisioni e di affrontare le normali difficoltà di una vita normale.
E pensare che il nostro cervello è una macchina talmente perfetta da essere più ampio e complesso dei corpi celesti presenti nell’universo. Le relazioni che si stabiliscono fra i neuroni sono circa 100.000 e ciò avviene in un cervello che si compone di miliardi di cellule. Ebbene, ci racconta il dr. Dal Cengio, che in passato si pensava che dal momento della nascita i neuroni calassero progressivamente fino all’età avanzata; si è, invece, scoperto recentemente che fra gli 11 ed i 15 anni, essi aumentano. Per quale motivo? Per lo stesso motivo per cui si sviluppano i muscoli che utilizziamo di più, mentre si riducono quelli che non usiamo. Se fra gli 11 ed i 15 anni, il ragazzo viene stimolato (scuola, amici, squadra, famiglia, …) è come innaffiare un giardino: la reazione è spettacolare e immediata.
Ma il pericolo sta dietro l’angolo.
Se il ragazzo non ha relazioni positive in famiglia cadrà più facilmente preda del “gruppo”, della “tribù” e se la tribù fa una cosa, tutti fanno per definizione quella cosa. Se la tribù fuma lo spinello, tutti si adegueranno a questo orribile rito. L’esperienza del nostro relatore dice che vi è – in modo statisticamente importante – una relazione fra l’uso di cannabinoidi e il cattivo andamento scolastico. La cannabis, infatti, colpisce alcuni punti cruciali del nostro cervello, come per es. l’ipotalamo che – all’interno dell’area limbica – rappresenta la porta di ingresso della nostra memoria. Ledere la capacità di memorizzazione di uno studente è un’azione che ne limita fortemente il rendimento, così come ridurre la sua capacità di attenzione o il suo stato emotivo.
Robert Havighurst già negli anni ’60 ci indicava gli effetti negativi generati da questa sostanza: effetti che vanno dalla depressione alla riduzione del QI anche fino a 8 punti rispetto a chi non ne fa uso. E questo su ragazzi che sono invece inconsciamente chiamati ad assolvere ad alcuni compiti importanti come stabilire relazioni con entrambi i sessi, costruire una propria figura sociale e imparare quindi le regole e le responsabilità del vivere sociale, costruire una propria identità etica. In un momento in cui i cambiamenti in atto sono così evidenti da generare una crisi di identità, quest’ultima stimola la ricerca di una propria identità. In questa ricerca il giovane non deve essere ostacolato se non vogliamo che finisca male; il primo effetto di coloro che cadono in questa trappola è proprio quello di tagliare le relazioni. Quando ciò accade ed il ragazzo non vuole più relazionarsi con i genitori, dice Dal Cengio, dobbiamo trovare una persona terza cha stabilisca per nostro conto questa relazione: sia essa un fratello maggiore, un parente, un insegnante, serve qualcuno che si relazioni con lui per portarlo fuori dal gorgo.
Se noi genitori abbiamo lavorato bene in precedenza, allora si possono combattere e spesso prevenire certe situazioni (“ragazzi che non hanno fumato perché solo pensando alla faccia del padre o della madre quando lo avessero saputo, erano dissuasi dal farlo”). Siamo noi genitori davvero un esempio? Di sicuro non lo è stato quel ricercatore di medicina che fumava lo spinello insieme al figlio, raccomandandogli “lo spinello sì, l’eroina no”; peccato che quando si aprono certe porte, il rischio che qualcuno le varchi è molto alto ed è così che il figlio è diventato eroinomane.
Un ambiente familiare sano, delle relazioni stabili e chiare, una condotta chiara e condivisibile, anche se non perfetta, sono le chiavi di volta per prevenire che i nostri ragazzi imbocchino strade decisamente negative e non si lascino irretire – o per debolezza o per fare volutamente un dispetto ai genitori – da compagnie non proprio irreprensibili.
Il dr. Dal Cengio ci ha fatto capire che il SERT, che rappresenta il punto di arrivo quando questi ragazzi sono avviati sulla strada delle tossicodipendenze, compresa la cannabis, aiuta sicuramente a ritornare su una strada normale, ma è importante prevenire queste situazioni, intervenendo subito perché i danni sulle funzioni cognitive (apprendimento, memoria) e su quelle emotive (ansia, depressione) sono spesso gravi. Per non parlare del fatto che è un preciso divieto normativo che porta alla segnalazione in Prefettura nel caso di uso e al giudizio in caso di spaccio. Gravi anche le conseguenze in caso di guida sotto effetto, visto che oggi gli organi di polizia effettuano subito la rilevazione ed in caso positivo, si arriva al ritiro della patente e (se proprio) anche del mezzo.
A nulla vale il fatto che il nostro cervello rilasci queste sostanze con gradualità e quindi anche a distanza di settimane dalla “fumata” si possono rilevare tracce di cannabis. Probabilmente uesto rilascio graduale è all’origine del fatto che questa sostanza non genera dipendenza, ma noi da bravi genitori anticipiamo il problema, cercando di attivare con loro una relazione costruttiva di fiducia, di dialogo e di amore.
Il dr. Dal Cengio è un serio professionista che da anni collabora con noi; lo ringraziamo per questa sua gratuita disponibilità e per la sua capacità di trattare in modo molto semplice e chiaro, temi spesso complessi e articolati.
A presto.
Per PROSPETTIVA FAMIGLIA
dott. Paolo STEFANO
Sotto è disponibile l’audio dell’incontro .
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