DISTRUGGERE E SALVARE OPERE D’ARTE
Da sempre le guerre distruggono i beni culturali dei popoli. Queste azioni non devono essere confuse con atti di ignoranza poiché il patrimonio artistico di una nazione è espressione della cultura e morale del popolo.
Un’esempio vicino a noi è stata la decapitazione del direttore del sito di Palmira Khaled al-Asaad che mostra al mondo la figura di un uomo che si è rovinato per salvare le opere d’arte.
Infatti gli obiettivi dell’ISIS non sono solo quelli di distruggere il patrimonio ma anche avere un forte riscontro mediatico. A prova di ciò vi è il fatto che il califfato ha esagerato nel dichiarare distruzioni maggiori di quelle effettive per un fatto propagandistico ed economico in quanto molte parti di opere diventano traffico illecito verso il Golfo, la Svizzera e gli Stati Uniti, per questo negli atti di distruzione delle statue non viene mai colpita la testa perché la parte più preziosa.
Come accadde nel 2001 quando i talebani hanno fatto saltare in aria i due Buddha gemelli sulla via della seta, questa la prima distruzione che hanno voluto documentare.
Una delle più recenti è avvenuta nel febbraio 2015 nel museo di Musul dove il califfato pubblicato nel suo account la distruzione degli idoli, quelli che nella religione Maometto aveva distrutto a mani nude.
La distruzione dei beni culturali non è solo un fanatismo religioso poiché da una frase del vescovo Claudio di Torino del IV secolo e da un’altra di Goethe si esprime un volontà di distruzione dell’arte; si conclude che i momenti di perdita della razionalità appartengo a tante epoche, culture e persone di cui non avremmo dubitato.
Il 1900 è un secolo di grande distruzione, già all’inizio della prima guerra mondiale si ha il bombardamento della cattedrale di Reims il 19/09/1914 sempre con l’obiettivo di distruggere moralmente la cultura di un popolo. Un’altro atto distruttivo è avvenuto il 24/05/1915 con la distruzione della Chiesa di San Ciriaco Ancona il giorno dopo l’entrata in guerra dell’Italia.
Per questo motivo c’era la necessità di proteggere il patrimonio artistico e allo stesso tempo di documentare come vengono protette e distrutte le stesse opere.
Protette perché si sapeva che uno degli obiettivi della guerra era anche quello di distruggere il patrimonio, inoltre si prevede a togliere le opere dai luoghi ufficiali e portarli in altri luoghi più sicuri come a Roma fino alla fine della guerra (1917). Cosa che succede ad esempio anche lui quattro cavalli di bronzo della basilica di San Marco a Venezia che il 27/05/1915 erano state tolte per alleggerire la facciata e portate a palazzo ducale, ma nel 1917 vengono trasferiti a Roma in quanto la città lagunare era troppo rischiosa.
Un’esemplare figura è quella di Cornelius Gurlitt che fermato dalla polizia il 22/09/2010 a 78 anni in possesso di 9000 euro in contanti, risultava per o stato tedesco come un’uomo che non aveva mai lavorato e perciò non retribuiva una pensione , dunque la polizia indagò per scoprire come questo avesse potuto avere del denaro e scovano nella sua casa una quarantina di opere di arte degenerata.
Infatti il padre, uno storico dell’arte nel periodo della seconda guerra mondiale, venne incaricato per la confisca di 16 mila opere dell’arte degenerata. Per rivenderle fuori dalla Germania.
Ma egli si crea una collezione privata che trasferisce a Monaco tenendola nascosta per 80 anni grazie anche all’aiuto del figlio Cornelius. L’ultima opera venduta “il domatore dei leoni” di Beckman per un milione di euro ha destato la curiosità della casa d’asta che è risalita al primo proprietario. Cornelius dopo aver protetto per tutta la sua vita provando un forte amore per le sue opere, morì nel 2016.
Due bombardamenti simbolo della seconda guerra mondiale sono la distruzione del ghetto di Varsavia e di Montecassino nel 43 che era un luogo strategico per glia alleati per giungere a Roma. Il bombardamento era previsto e molte opere sono state salvate come si può vedere da scene tratte dal film “Francofonia” del 2015. Dallo stesso film si nota la figura dei “Monuments Man”, anche chiamati “Gli aggiusta venere” che affiancavano le truppe per salvare il patrimonio artistico. Le tecniche di protezione si sviluppano fin dall’inizio con materassi di alghe ignifughe. Nel 1944 il generale Clark si rifiuto di bombardare il Santo Sepolcro poiché era a conoscenza del fatto che in quel luogo si trovava la resurrezione di Piero Della Francesca, considerata al tempio dipinto migliore al mondo. Raffigurante cristo risorto con il piede sinistro appoggiato al sarcofago e la sua figura divide lo sfondo tra un paesaggio invernale ed estivo simbolo della rinascita. Conclusa la guerra, nel 1927 all’aia di Ginevra con una convenzione vengono stabilite regole per difendere le opere culturali, nel 37 nasce una rivista dove i più importanti direttori scrivono un manuale di conservazione delle opere. Se le località dove si trovano le opere sono limitrofe ad aree bombardate, queste devono essere evacuate in luoghi sicuri o città aperte, cioè disposte ad accogliere opere di altri luoghi per la protezione , i mezzi più indicati sono il treno e la nave,
mentre i camion solo per brevi tratti. Alcuni fattori derivano da questa politica della salvaguardia del patrimonio per cui le opere di artisti minori, oppure di quelli viventi o morti da meno di 50 anni, non hanno la prerogativa per essere messe al sicuro. Comincia comunque a delinearsi il concetto del patrimonio spirituale di una nazione anche per opere private. Questo è confermato dal fatto che Reisenberg è stato condannato durante il processo di Norimberga per aver distrutto beni dell’umanità. Infatti si creano e sono state create organizzazioni universali come UNESCO che esprime un’idea del patrimonio dell’umanità che dura anche nel periodo di pace. E ciò non è una ricchezza privata o limitata ad una nazione. In questi ultimi tempi si comincia a parlare di “prestito da futuro” intendendo che il patrimonio è stato donato a noi dai figli a cui era stato precedentemente dato e noi dobbiamo ridarlo ai nostri prossimi aggiungendo qualcosa e non depravandolo.
Un popolo non esiste senza i suoi musei e la sua cultura, e tutti noi dobbiamo prenderci cura costantemente del nostro patrimonio culturale da tramandare ai nostri discendenti.
Ballarotto Ilaria, Godi Alice e Scandolara Chiara Classe 4^A, Liceo Copernico
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