LE RELAZIONI A SCUOLA CON LE COMPONENTI ESTERNE: IL RAPPORTO CON LE FAMIGLIE
DOTT.SSA LAURA DONA’ Dirigente tecnico USR per il Veneto
Martedì 19 dicembre 2017, ore 16.00
Ites Aldo Pasoli,
Via Dalla Corte, 15 – Verona
Circa cinquanta docenti hanno partecipato oggi al momento formativo di aggiornamento tenutosi presso la Sala Riunioni dell’Ites Pasoli, alla presenza della Dott.ssa Laura Donà, Dirigente tecnico USR per il Veneto, sul tema “Le relazioni a scuola con le componenti esterne: il rapporto con le famiglie”.
Dopo un riferimento iniziale al testo della Premessa alle Indicazioni Nazionali del 2012, in particolare al fatto che la Scuola sia chiamata ad occuparsi di altre dimensioni oltre a quella dell’Istruzione, Laura Donà ha proposto ai presenti alcune significative riflessioni:
L’Intesa tra adulti non è scontata ed implica una faticosa costruzione di buone relazioni. È necessario esplicitare e condividere gli intenti educativi. È evidente la complessità della relazione con le famiglie. La dimensione relazionale, intesa come un rapporto tra due o più individui, implica il saper ascoltare, accogliere, è collegata alla propria identità, richiama diverse esperienze sociali e garantisce equilibrio al ben-essere di ogni persona.
Il dirigente scolastico dovrebbe essere in grado di creare condizioni favorevoli per gestire buone relazioni con le famiglie, come pure i docenti nei confronti dei ragazzi.
Un altro aspetto riguarda l’identità professionale degli insegnanti e le diverse esperienze compiute, per es. i docenti che hanno la fortuna di fare esperienza in più gradi di Scuole, possono trovarsi ad avere un capitale formativo da spendere nel porsi in relazione con alunni e famiglie.
Le dinamiche relazionali possono essere verticali o di linea, oppure orizzontali o tra pari. Nel primo caso esiste una asimmetria di ruolo o di funzione, nel secondo caso l’orientamento è a richiedere o prestare servizi. Nel primo caso rientrano anche le situazioni in cui qualcuno ha un incarico di responsabilità sull’esito della relazione. In caso di relazioni orizzontali la caratteristica è rispettarsi tra soggetti, mantenere rapporti amichevoli, controllare le dinamiche di potere.
La gestione di ruolo nelle relazioni può essere di potere e di leadership: il primo caso implica influire sul comportamento altrui, il secondo significa saper gestire e condurre. Riuscire ad essere assertivi nella comunicazione, non giudicanti, è l’elemento di corretta gestione delle relazioni. Un altro aspetto importante risiede nel come ci rapportiamo nella gestione dell’autorità.
Essere autorità o avere autorità? Un esempio dell’Essere autorità può rifarsi al ruolo di un esperto. Avere autorità implica una relazione sociale basata sullo status ed il potere derivante da una posizione gerarchica. Essere autorità è relativo al contesto in cui ci si trova collocati. Un esempio per la collocazione viene proposto sui genitori stranieri che vengono in Italia e spesso si trovano esautorati delle loro autorità originarie. L’Insicurezza nel ruolo porta la persona ad essere più rigida. Anche l’età ha un peso nella relazione.
Quali sono le avvertenze nelle relazioni? Ricordare che è un incontro tra ‘menti’ quello con le famiglie, esiste un contenimento nel tempo-spazio, deve esserci un equilibrio nelle alleanze ed un controllo delle emozioni difficili (invidia, competizione, ansia).
Un altro elemento risiede nelle relazioni formali e informali. Come sono definite le relazioni formali nelle scuole? In situazioni complesse ci si deve dare un tempo.
Riunioni lunghe non producono risultati positivi. L’invidia brucia l’oggetto, non viene dato scampo, non c’è spazio di dialogo. L’ansia può generare tensione e creare problemi nei rapporti interpersonali. Le componenti esterne a scuola sono diverse. Vengono distinti i soggetti esterni veri e propri quali gli enti locali, associazioni, cooperative, imprese e aziende Ulss, esperti dalle famiglie con tutte le specificità di composizione.
Cosa succede nella relazione con le famiglie? Va ricordato che le buone relazioni scuola famiglia costituiscono un importante fattore di promozione dell’apprendimento per bambini e ragazzi.
Ci sono due codici che si incontrano, quello istituzionale-normativo e quello affettivo- flessibile. Il primo è regolato da riunioni convocate, esiste una prevalenza del dire sull’ascoltare. Nel secondo invece la relazione è regolata dall’informale, prevale l’ascolto. L’Incontro spesso è desiderato. La dimensione informale è molto delicata perché spesso caratterizza la stessa modalità di relazione. In queste situazioni, per es. può essere facile allentare le regole condivise di come gestire le comunicazioni con le famiglie pertanto risulta importante rispettare le regole che ci si dà nei team, nei CdiC proprio per evitare alleanze inopportune o collusioni improduttive con le famiglie stesse.
Il coordinatore di classe ha un ruolo importante. Come dialogare quindi? Attivare il rispetto dell’altro, curare ambiente dell’incontro, tenere conto della asimmetria di ruolo, prevedere un tempo ed enunciare le fasi dell’incontro, esplicitare le finalità, svolgere una sintesi finale con eventuali accordi. Il docente è comunque una autorità anche nelle condizioni informali che come tali vanno opportunamente gestite e comunicate tra i docenti.
In sintesi quali sono le variabili in gioco nelle relazioni scuola-famiglia? Il tempo, le caratteristiche delle famiglie e le prassi delle scuole.
La scuola si occupa del sapere della persona, fornisce un contesto sociale diverso dalla famiglia, fa sperimentare relazioni, funge da tramite dei valori e dei comportamenti sociali. Le famiglie sono diversamente composte, vive la mutevolezza della società, l’incertezza del futuro, occorre comprendere come si esprime l’incoraggiamento a superare gli ostacoli. Incoraggiare aiuta e motiva.
I vissuti della scuola nella relazione con le famiglie si esprimono con: soddisfazione, nel sentirsi accettati, in indifferenza, in trascuratezza, in abbandono. I vissuti dei genitori nell’incontro con la scuola si esprimono con il benessere, il ragazzo prosegue nella crescita, o con la svalutazione del ruolo genitoriale, la perdita del contatto profondo con il proprio figlio/a, la riformulazione ideale, la collusione con delega.
Obiettivo comune di scuola e famiglia è garantire il successo formativo. Per tutti avere successo significa aumentare le conoscenze, capitalizzare la componente cognitiva, anche se i maschi e le femmine approcciano in forma diversa il bisogno del successo. La scuola chiede di adeguarsi alle regole, la famiglia ammorbidisce le richieste e chiede di personalizzarle.
È seguito un breve dibattito volto a approfondire alcuni stimoli ricevuti sul tempo per gestire colloqui e incontri con i genitori, sul tempo minimo di scambio tra docenti, su come aumentare la partecipazione dei genitori alla definizione dell’offerta formativa.
La Coordinatrice
Prof.ssa Daniela Galletta