EDUCARE ALLE REGOLE
Incontro con GHERARDO COLOMBO
28 gennaio 2014 – ITES Aldo Pasoli
Relatore:
- dott. Gherardo COLOMBO – Membro del CDA RAI, scrittore, ex-magistrato
Incontro spettacolare all’ITES “Aldo PASOLI” dove l’ospite della serata è stato il dott. Gherardo Colombo; nella stessa sede dove 7 mesi fa abbiamo avuto il piacere di ospitare il giudice Giuseppe Ayala, abbiamo avuto stavolta un’altra figura che impersonifica un pezzo importante del sistema giudiziario italiano, sistema che Colombo ha lasciato nel 2007 per dedicarsi a diffondere – specie fra i giovani – il concetto di introitare le regole e farle proprie come unica vera strada verso la libertà e la civiltà.
Ringraziamenti iniziali alle Autorità presenti, dal Proc. Capo Giulio Schinaia all’Assessore Anna Leso, dal Presidente dell’ESU dott. Francullo al Presidente della VI^ Circoscrizione Mauro Spada, dal Collegio dei Geometri Veronesi e Giovani Laureati al prof. Rizzo che ha curato l’allestimento della trasmissione in streaming nelle sale adiacenti. Ringraziamenti, inoltre, al Preside Sandro Turri e a tutto il personale docente dell’ITES Pasoli che ha curato l’organizzazione e che collabora con la Rete Prospettiva Famiglia; un ringraziamento anche alla Prof.ssa Silvia Pasquetto, referente dell’associazione per l’ambito storico-culturale ed infine, last but not least, un ringraziamento alla Prof.ssa Daniela Galletta che in questi cinque anni ha cercato e trovato caparbiamente il contatto con la Segreteria del magistrato e con costanza e tenacia ha saputo portare qui da noi una figura di così alto prestigio.
Dopo gli onori di casa del Preside Sandro Turri, ha preso la parola la Prof.ssa Galletta che ha esposto i motivi che ci hanno indotto ad avere Gherardo Colombo come relatore di questa serata sul tema di “educare al rispetto delle regole”. Poi è stato il turno del dott. Pier Paolo Romani, Presidente dell’Ass. Avviso Pubblico e autorevole referente dell’Ass. “Sulle regole” che fa capo all’ex magistrato Colombo. Il dott. Romani, dopo i ringraziamenti, ha suggerito al pubblico la lettura del libro “Il vizio della memoria” ed ha fatto una breve presentazione di Gherardo Colombo, citando alcuni casi che hanno costellato gli anni ’70, ’80 e ’90, dall’inchiesta sulla Loggia P2 (Licio Gelli, ricordate ?) al delitto Ambrosoli (curatore fallimentare della Banca Privata Italiana di Michele Sindona), dall’inchiesta sui Fondi neri dell’I.R.I. al Pool di Mani pulite (1992). Colombo è stato anche consulente della Commissione parlamentare sullo stragismo in Italia ed è membro del Consiglio d’Amministrazione della RAI, oltre che scrittore e giornalista.
Gherardo Colombo ha preso a quel punto la parola ed ha saputo istrionicamente duettare con i presenti, specie con i ragazzi; 300 incontri annui in quello che è stato definito un “pellegrinaggio sociale” hanno portato Gherardo Colombo ad essere esperto ed abile nel relazionarsi con la platea e con i più giovani.
Innanzitutto ci ha parlato della “teoria dell’idraulico” con cui ha spiegato i motivi del suo abbandono della (fulgida) carriera di magistrato, ritenendo che continuando ad occuparsi del rubinetto che perdeva non avrebbe mai potuto risolvere il problema di un sistema giudiziario lento e farraginoso. Ha così trovato la causa prima del problema, andando alla fonte del tubo, al rubinetto centrale e quindi lavorando dall’esterno per far comprendere che “la soluzione del problema sta nella relazione fra noi e le regole”. Ha poi fatto notare una certa approssimazione di taluni giornalisti che distinguono fra reato penale e reato civile; dimenticando, in tal modo, che il reato è – per definizione – una violazione della legge penale. Pertanto:
- non esiste il reato civile;
- il reato penale è una tautologia, essendo il reato sempre e solo penale.
Ciò detto, ha interloquito con gli studenti, ponendo loro domande sulle regole che conducevano ad un ben preciso ragionamento. Perché non piacciono le regole ? E qui le risposte sono state le più varie, sostenendo in pratica che le regole obbligano, ma abilmente Colombo ci ha dimostrato che la maggior parte delle regole non pongono obblighi (si pensi al diritto di esprimere la propria opinione o al diritto di andare a scuola oltre i 16 anni). Da qui, il nostro ospite ci ha portati a ragionare sulle regole di cucina per es. per fare una torta o alle regole dei giochi di carte e siamo quindi arrivati a chiederci: perché impariamo le regole del gioco delle carte e non impariamo le regole che ci permettono di vivere insieme ?
Impariamo regole complesse per giocare e poi invece ci defiliamo quando si tratta di conoscere le regole del nostro vivere sociale, nonostante tutti conosciamo il principio “ignorantia legis non excusat“. Ecco allora che Colombo ci ha portati per mano all’art. 53 della Costituzione: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. …”; su questo articolo, con semplici passaggi logici, Colombo ci ha dimostrato che le regole che impongono dei doveri esistono perché ci sono dei diritti che devono essere tutelati e che tutte queste regole servono per poter scegliere e solo gli uomini liberi possono scegliere.
Considerato, tuttavia, che una scelta è veramente tale solo quando è consapevole, siamo arrivati a concludere che solo chi conosce le regole è in condizione di scegliere ed è pertanto un uomo veramente libero. Per scegliere devo sapere; se non so, non sono un uomo libero. Con una semplice proprietà transitiva si è dimostrato che andare a scuola serve per formare uomini liberi (vado a scuola per imparare; se imparo, so; se so, posso scegliere; se posso scegliere, sono un libero). Da cui emerge che l’obbligo scolastico serve il diritto alla libertà. E’ impossibile avere diritti senza contemporaneamente avere doveri, ad eccezione dei dittatori, i quali ultimi comunque fanno spesso una brutta fine ..
Ma allora perché noi italiani consideriamo le regole come qualcosa che ostacola, anziché facilitare, il nostro vivere ? Secondo Colombo ciò avviene perché ci portiamo dietro il nostro passato. Quando faccio una scelta vuole sì dire che prendo una strada, ma vuole anche dire che ne abbandono un’altra.
Generalmente la scuola insegna ad obbedire, ma ciò non è corretto perché chi obbedisce non sceglie; la scuola invece dovrebbe portare i ragazzi ad introitare le regole, a farle proprie perché solo così potranno metabolizzarle e comportarsi in modo conseguente.
Un accenno finale all’importanza dell’esempio. Come fa l’insegnante a dare una nota all’alunno che arriva in ritardo, se poi lui stesso non adotta un comportamento rispettoso degli orari e delle regole ? Vale sempre lo stesso discorso per tutti coloro che hanno il ruolo di educatori: predicare bene e razzolare male non serve a nulla; accanto ad un insegnamento di rispetto delle regole, occorre dare l’esempio con il proprio comportamento e le proprie scelte.
Infine, un accenno alla Costituzione laddove dice che siamo tutti diversi (per razza, religione, genere, condizioni personali e sociali), ma che ciò non deve diventare causa di discriminazione.
Gherardo Colombo ha chiuso con un accenno alle condizioni carcerarie che, per sovraffollamento o errata gestione, inducono spesso i condannati ad un senso di rivincita verso la società anziché a rientrare nelle regole; ne consegue che, in Italia, la recidiva (reiterazione del reato) avviene nel 70% dei fuoriusciti dalle carceri, contro solo un 30% della Svezia. In questo ambito, Colombo ha citato effetti eccezionali che potrebbero generarsi dalla giustizia riparativa, ossia una giustizia, come praticato in altri Paesi, dove il colpevole e la vittima vengono portati ad incontrarsi in modo che il responsabile si renda conto del danno arrecato alla vittima e ai suoi familiari: tale pratica sembra avere benefici effetti in termini di abbandono della recidiva.
Un “grazie” particolare a tutti coloro che hanno partecipato e ad un ospite di così tanto prestigio come il dott. Gherardo Colombo, con l’obiettivo di riaverlo qui con noi presto per portare avanti il tema a noi caro del rispetto della legalità fin dai comportamenti illeciti minori, fin dalla punta dell’iceberg.
Arrivederci giudice Colombo!
A presto.
Paolo
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