LA LEZIONE. Protagonista assoluto dell’incontro all’istituto Pasoli gremito di studenti e genitori
La libertà secondo Colombo «Va rispettata la Costituzione»
Elisa Inoocenti
Per l’ex giudice di Mani pulite: «Solo così rendiamo la società civile»
Difficile, se non impossibile, riassumere il fiume di parole e di idee con cui l’ex magistrato Gherardo Colombo, noto per le sue indagini sulla loggia segreta P2 e per aver fatto parte del pool di «Mani pulite», ha voluto risvegliare lo spirito critico delle tante menti presenti nell’aula magna dell’istituto Pasoli, per l’incontro organizzato da Prospettiva Famiglia.
Ad affollare la sala c’erano gli studenti dell’istituto, i loro genitori, l’assessore comunale ai Servizi sociali, Anna Leso, il procuratore capo Mario Giulio Schinaia, il presidente dell’Esu, Domenico Francullo. A fare gli onori di casa il presidente di Prospettiva Famiglia, Paolo Stefano, la responsabile della Scuola per genitori, Daniela Galletta, il dirigente scolastico Sandro Turri e Pier Paolo Romani, coordinatore nazionale dell’associazione Avviso Pubblico.
Protagonista assoluto della serata, con il suo stile informale e la capacità di coinvolgere il pubblico, Colombo si è subito alzato, abbandonando il palco in favore della sala. «Queste sono barriere per far credere che chi siede dietro la cattedra sia più importante di voi, a scuola vi insegnano la gerarchia, non a usare il vostro spirito critico», ha subito messo in chiaro l’ex magistrato, preferendo passeggiare tra i presenti, ponendo loro domande e stimolando il dibattito. «Mi sono dimesso dalla magistratura», ha spiegato Colombo, «perché per quanti sforzi facessi la giustizia funzionava sempre male. Allora mi sono domandato se non dovessi guardare da un punto di vista più ampio e ho trovato la risposta». La risposta alla domanda: cosa sono le regole e perché, istintivamente non ci piacciono?
«Perché le viviamo come obblighi e costrizioni, ma questo non corrisponde a verità. Se però non conosciamo e non capiamo le regole, come possiamo pensare di rispettarle». Il segreto, per Colombo, sta nella madre di tutte le leggi italiane, la Costituzione. «La prima parte di essa parla di diritti. Solo dopo ci sono i doveri, ma i doveri hanno ragione di essere solo se servono i diritti». E via con gli esempi. «A nessuno piace pagare le tasse, ma se nessuno le pagasse non saremmo in questa scuola, non potremmo tornare a casa usando le strade o la luce dei lampioni, tutti diritti che derivano dal dovere delle tasse. Se vogliamo essere liberi dobbiamo rispettare le regole del vivere civile», prosegue l’ex magistrato, «la libertà è scelta, ma possiamo scegliere solo se abbiamo la conoscenza. Dobbiamo conoscere la nostra Costituzione. Invece in Italia viviamo ancora come se non ci fosse, come se vigessero ancora le leggi precedenti, quando la discriminazione era un valore». Ma libertà non vuol dire onnipotenza. «La Costituzione non dice che siamo tutti uguali, anzi abbiamo diritto alle differenze, di religione, di condizioni personali e sociali, ma queste diversità non possono essere causa di discriminazione». Esseri liberi significa anche assumersi le proprie responsabilità. «E a volte può essere comodo invece non assumersele e obbedire. Ad alcuni piace fare i sudditi, magari inveire contro i politici che loro stessi però hanno votato. Non ci si assume la propria responsabilità».
Stimolato dalle domande, Colombo ricorda i tempi delle indagini sulla P2 e critica il nostro sistema carcerario, che ha come risultato il quasi 70% di recidive. «Perché non ci interessa realmente la nostra sicurezza, ma l’essere rassicurati. Per capire le regole e l’importanza del loro rispetto», conclude, «bisogna partire dalla Costituzione, per far vivere la società secondo regole giuste».