Progetto“Viaggio tra Storia, Arte e Pensiero”
A SPASSO PER L’EUROPA TRA STORIA, ARTE E PENSIERO:
RELAZIONE VIENNA
Sono seduto su una panchina del Prater e guardo il passaggio quieto delle nuvole in cielo. Ho cercato la stessa panchina del tenente August Liebesking, quando a inizio secolo andava al Prater per vedere le corse dei cavalli e soprattutto per ritrovare la donna della sua vita Elena Palffy, i due protagonisti del bellissimo romanzo di Ewald Arenz “il profumo del cioccolato”. O forse la stessa panchina, quasi mi confondo, occupata nello stesso periodo da Stanislaus Demba, il protagonista del racconto di Leo Perutz “Dalle nove alle nove”, che racconta le dodici ore del protagonista di una fatale giornata trascorsa per le strade di Vienna. Le storie a volte si incrociano, i libri si sovrappongono nella memoria, mi vengono in mente, a proposito della memoria e della letteratura, le parole di Stefan Zweig “il dono, o meglio la grazia, di saper spaziare con il pensiero è solo di colui che, oltre alla propria esperienza, accoglie dentro di sè anche quella, conservata nei libri, di molti paesi, uomini ed epoche… perchè, in fondo, leggendo che altro facciamo se non vivere dall’interno la vita di persone estranee, guardare con i loro occhi, pensare con la loro testa? ” .
Ma per tornare al tenente August è incantevole seguirlonelle sue peregrinazioni nelle strade e nei caffè viennesi e rimanere anche noi lettori stregati dal suo incontro con Elena, una donna in apparenza fredda e sfuggente, e tuttavia ha un profumo inebriante, che sa di zucchero, di avventura, di paesi lontani e di spezie, con una punta di bruciato. Per lei il protagonista decide di inventare dei cioccolatini che rendano onore al suo fascino inafferrabile. E’ una storia di amore, di sesso e di tanta incredibile cioccolata.
Dal Prater mi avvio a piedi verso la città, circondata dal Ring, il viale più grande e più bello del mondo. Trovo facilmente il magnifico Teatro dell’Opera, vicino abita il protagonista dell’ultimo impegnativo e coltissimo romanzo di Mathias Enard “Bussola”. Franz Ritter, il narratore, guarda la pioggia e il Teatro dalla finestra del suo appartamento e nel vetro vede riflettersi anche sè stesso: “l’esistenza è un riflesso doloroso, il sogno di un fumatore d’oppio”. E’ un musicologo viennese appassionato di Oriente, dove ha viaggiato molto. Si è fatta sera tardi e sta per concludersi una giornata in cui ha ricevuto da Sarah, l’amoee della sua vita, una lettera e dal suo dottore una grave diagnosi. Franz è ammalato, e ora lo sa per certo. Inizia il libro e, insieme, inizia la notte di veglia che il romanzo racconterà. Si potrebbe pensare ad altri romanzi costruiti su questo impianto, la nottata di un malato e i suoi pensieri, per esempio “notturno cileno” di Roberto Bolano. I capitoli portano il nome delle ore della nottata, dalla sera fino ai primi cinguettii mattutini degli uccelli viennesi. La notte passa tra i ricordi dei suoi viaggi in Oriente e i ricordi di Sarah, che non sono separabili, tra la città di Aleppo ed Instanbul e l’antica oasi di Palmira. Franz sembra vedere nella donna l’incarnazione della possibilità di esistenza di una “perseveranza di scavare instancabilmente nella tristezza del mondo per trarne la bellezza o la conoscenza”. Nel romanzo fanno la loro apparizione anche le distruzioni e uccisioni dell’Isis, e pertanto il libro racconta anche la malinconia delle rovine e la tristezza delle macerie.
SECONDA PARTE
Sempre proseguendo sul Ring, incontro la mole maestosa del Palazzo della famiglia Ephrussi, una importante e ricca famiglia ebrea residente in questa casa dall’inizio del novecento fino all’arrivo a Vienna dei nazisti. La storia viene raccontata da Edmund de Waal nel suo splendido racconto autobiografico “un’eredità di avorio e ambra” che descrive le vicende dei suoi antenati da Parigi a Vienna, fino al Giappone; indimenticabili sono le descrizioni dei tesori d’arte contenute nel palazzo sulla Ring Strabe, fino al trionfale ingresso a Vienna di Hitler nel marzo 1938, quando finisce un’epoca e si assiste alle persecuzioni, i saccheggi e i furti nelle case degli ebrei: anche il Palazzo Ephrussi viene devastato, e si salva per fortuna solo la collezione di 264 netsuke, piccole statuette giapponesi che l’autore ritroverà molti anni dopo.
Sempre a proposito di viaggi e di città e posti disseminati in tutto il mondo è utile ricordare l’ultimo libro di de Waal “La strada bianca” in cui l’autore racconta la sua passione per “l’oro bianco”, cercando di descrivere il fascino misterioso della porcellana, la sua fragilità ed il suo immacolato colore bianco.
Poco lontano, in un vecchio palazzo, una volta sede nel 1800 dell’ambasciata russa, e poi diviso in piccoli appartamenti, trovo la casa dove ha abitato il più grande scrittore viennese del 1900, Robert Musil, l’autore del “uomo senza qualità”. La sua vita durante la prima guerra mondiale viene raccontata nello straordinario esperimento letterario di Peter Englund, “La bellezza e l’orrore. La grande guerra narrata in diciannove destini”. L’autore, uno storico giornalista svedese, segue la vita quotidiana di diciannove individui realmente esistiti e tutti coinvolti in vario modo nel conflitto. Alcuni dei protagonisti verranno uccisi, altri impazziranno, altri non spareranno mai un colpo. E’ un libro soprattutto sulla giovinezza interrotta. La guerra di Musil si conclude a Vienna , all’Ufficio Propaganda del Ministero, e quando un amico gli chiede cosa diavolo ci faccia lì, adesso che la guerra è finita, Musil si limita a rispondere: “dissolvo”.
Per concludere la mia passeggiata sul Ring, trovo la targa che indica l’abitazione della famiglia di Stefan Zweig. Di questo grande autore viennese e austriaco ed europeo, perseguitato dal nazismo, ricordo l’ultimo libro uscito di Volker Weidermann, “L’estate dell’amicizia”, dove si racconta l’ultima estate trascorsa da Zweig e Joseph Roth Austenda e la storia della loro amicizia: le vicende narrate si svolgono nel 1936 e i due scrittori insieme ad altri amici artisti sono in attesa di notizie dalla Germania, dove i libri di Roth erano già stati bruciati e vietati nel 1933. Per concludere vorrei ricordare l’ultimo racconto scritto da Zweig nel suo esilio malinconico in Brasile: “La novella degli scacchi” e la sua indimenticabile poesia scritta prima di suicidarsi insieme alla sua compagna, la poesia dedicata ai sessant’anni e alla luce dorata del meriggio che sta scendendo. La poesia è tratta dal commovente libro di Laurent Seksik “Gli ultimi giorni di Stefan Zweig”.
La Vienna della felix Austria : scarica qui il PDF