Progetto Scuola per Genitori di Prospettiva Famiglia
“Paternità e maternità nelle coppie separate: far crescere i figli, restando genitori per sempre”
dr.ssa Cristina ALBERTINI
8 marzo 2018 – Centro civico “N.Tommasoli”
- Relatrice: dr.ssa Cristina ALBERTINI, neuropsichiatra infantile
Serata particolare quella che Prospettiva Famiglia, con la preziosa e competente collaborazione della neuropsichiatra Cristina Albertini, ha dedicato al tema della separazione familiare. Un tema che non è facile da approcciare per i risvolti, spesso drammatici, che conseguono a questa frattura in seno all’ambito familiare e, inevitabilmente, nell’animo di chi ne è emotivamente e umanamente coinvolto. La dott.ssa Albertini ha voluto portarci alla situazione precedente questa frattura, facendo notare che, quando questa situazione degrada, vi è alla base il crollo di due pilastri fondamentali dell’essere coppia: l’ascolto e la relazione. Se ci pensiamo bene, nel momento in cui viene meno la capacità di ascoltare veramente il partner, viene corrispondentemente meno anche la relazione, che si basa sul dialogo e sul reciproco confronto; ma è di tutta evidenza che non può esserci dialogo, né confronto se non c’è relazione. Per chi, come la nostra relatrice, lavora in questo campo, il primo obiettivo è quello di rimanere super partes, di non parteggiare per l’una o l’altra parte, ma di puntare prioritariamente ai bisogni dei figli. Se mantenersi imparziale è difficile per chi si inserisce in queste situazioni in modo puntuale, è ancora più difficile per chi, come i figli, vive queste situazioni in modo durevole e continuo e soprattutto trovandocisi senza averle scelte. I ragazzi vivono queste esperienze, spesso addossandosene le colpe o ritenendosi in qualche modo responsabili di ciò che sta accadendo. Su questa reazione è importante osservare attentamente i ragazzi perché talvolta, anche se in modo celato, possono innestarsi situazioni di ansia o di depressione, legate ad una situazione di difficoltà in cui essi stessi si vengono a trovare loro malgrado.
Ciò che i genitori devono (dovrebbero) fare è di trovarsi in terreno neutro e di fare questo sforzo con la stessa mentalità di chi va in montagna, ossia non di pretendere di essere già in cima quando si parte, ma semplicemente di porre un passo davanti all’altro. Sforzarsi di fare quel piccolo passo e solo quando lo si è fatto, pensare al passo successivo. Ciò perché in queste situazioni è molto facile parlare male dell’altro o dell’altra o addossare alla controparte le colpe di quanto avvenuto; in realtà, le colpe sono spesso divise, ancorché non in parti uguali, e la dr.ssa Albertini cerca di astenerrsi dall’accogliere i bisogni o a volte semplicemente i desideri dell’uno o dell’altra, per concentrarsi invece sui figli, per i quali occorre essere molto attenti, evitando di creare coppie nelle coppie; evitando cioè, che dalla coppia originale in crisi, si generino coppie ulteriori (per es. un figlio parteggia per la mamma e uno per il papà). Su questi aspetti, il suggerimento è di lasciar parlare i ragazzi e di restare, per quanto possibile, al di sopra degli schieramenti; al figlio che lamenta che i genitori si stanno separando, chiedere cosa ne pensa e cosa ritiene che succederà, ma evitare di schierarsi con il padre o con la madre.
Gli opposti schieramenti sono infatti quelli che si formano più frequentemente anche con l’inserimento dei parenti e dei genitori dell’uno o dell’altra, che si inseriscono spesso nella vita coniugale già prima della rottura e ne sono altrettanto spesso fra le concause. Che la madre di lui dica che lei è una poco di buono o che il padre di lei dica che lui è un fannullone o anch’egli un poco di buono, è situazione piuttosto frequente.
Serve porre attenzione al fatto che genitori arrabbiati con l’altra parte (genitori bestia) trasmettano questo malessere anche ai figli, i quali invece preferiscono di gran lunga una madre o un padre che, benché separati, mantengano una certa positività e predisposizione al bello, al positivo, all’allegro. Aspetti questi del bello, del positivo e dell’allegro che non necessariamente si conciliano col concedere tutto al figlio, anzi – spesso – amore vuol dire anche essere severi e non sdolcinatamente arrendevoli a tutte le richieste. Si consideri che i figli, per quanto possa sembrare strano, a volte traggono alcune situazioni di vantaggio dalla separazione, nel senso che, mentre nella vita familiare godevano di “un pezzo” del papà o della mamma, i quali si dovevano dedicare anche al partner, nel caso della separazione li hanno tutti per loro.
Errato, in ogni caso, lasciare i figli nel lettone, mentre il genitore separato fa i lavori di casa o svolge altre attività di utilità comune; essi devono rendersi conto della necessità di collaborare e dell’opportunità di supportare un padre o una madre improvvisamente caricati di nuove responsabilità. I figli non possono vivere, per fare un esempio, eccessivamente segregati finché vivono con la madre e poi godere della massima libertà nei week-end che passano col padre. La dott.ssa Al bertini ha mostrato il dolore di una ragazza che lamentava il fatto di non avere un papà o una mamma che la rimproverassero quando tornava tardi e di poter uscire come e quando voleva. L’amore non è anarchia, ma anche e soprattutto porre delle regole. Una frase di R. Emery così enuncia; “Il regalo più bello che potete fare ai vostri figli è quello dell’amore e di dare loro “il permesso” di amare l’altro genitore”.
Evitiamo dunque di “usare” i figli come spie in territorio nemico o come messaggeri; se i due ex-coniugi devono dirsi qualcosa che lo facciano da adulti, evitando di coinvolgere i figli in strategie a loro ignote; anche perché di fronte a questo tipo di dolori, i figli non hanno ancora le armi per difendersi come un adulto.
La dr.ssa Albertini ha voluto sottolineare che, anche dopo la separazione, la famiglia rimane; è errato quando qualche ragazzo dice non ho più la famiglia; questa c’è sempre ancorché con genitori che non convivono.
Infine, un accenno al 2nuovo lui” o “nuova lei”: non c’è un momento che si può definire migliore per presentare il nuovo amico della mamma o amica del papà; i ragazzi hanno dei tempi per metabolizzare questi eventi, ma quando si presenta un terzo, essi faranno sempre il confronto con il papà o con la mamma. Errato quindi fare paragoni ed errato toccare certi “simboli” come l’acquisto delle scarpe. Poiché acquistare le scarpe ha un significato profondo (“facciamo un po’ d strada insieme”), la nostra relatrice ha suggerito di non inserirsi in queste richieste dei ragazzi, ma di soprassedere per non ingenerare confusione nei ragazzi.
Il dibattito del pubblico intervenuto si è concentrato sui temi noti dei comportamenti invadenti dei genitori di lui o di lei oppure su come intercettare situazioni di malessere, che i ragazzi spesso tendono a celare o sull’opportunità (confermata) di rivolgersi ad esperti a fronte di situazioni di crisi.
Su tutte le questioni la dr.ssa Albertini ha dato risposte esaurienti e competenti, fermo restando che si tratta – per chi le vive da dentro – di percorsi non sempre facili, all’interno dei quali prevale troppo spesso l’astio, se non l’odio (“voglio fargliela pagare”), sentimenti che ovviamente nuociono ad un’evoluzione meno dolorosa dell’evento.
Un grazie sincero al pubblico intervenuto e alla dr.ssa Albertini che ha saputo trattare con competenza e con obiettività un tema davvero delicato.
Ascolta qui l’audio della serata.
A presto.
Per PROSPETTIVA FAMIGLIA
dott. Paolo STEFANO