IN VIAGGIO CON LA MEMORIA
14 febbraio 2014 – Centro Civico “N. Tommasoli”
Relatori:
- Prof.ssa Silvia PASQUETTO – Docente, membro dell’Istituto Veronese di Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea
- I suoi studenti
Secondo incontro, dopo quello sul Vajont dell’ottobre 2013, dedicato all’ambito storico-culturale ed avente come tema specifico le misure anti-semite adottate negli anni che precedettero la II^ Guerra Mondiale e che dal 1941 in poi sono sfociate nella Shoah ovvero nell’Olocausto ebraico.
La Prof.ssa Pasquetto ha introdotto al tema della serata con una canzone che ricorda la Pasqua ebraica (“Pesah e la mano”); da qui si è passati a citare articoli di giornale o testimonianze, nonché documenti storici che fanno capire come in Germania i segnali anti-semiti che avrebbero segnato violentemente la II^ Guerra Mondiale, fossero già presenti molti anni prima, ossia almeno già dal 1925 quando viene pubblicato il “Mein Kampf” di Hitler.
L’Europa, uscita con le ossa rotte dalla I^ Guerra Mondiale, non faceva presagire che sarebbe ricaduta nello scontro e nella distruzione a soli due decenni di distanza; che l’annessione dell’Austria (Anschluss) facesse temere per le mire espansionistiche della Germania ed il suo desiderio di arrivare alla Grande Germania, è sicuramente vero; ma inizialmente, sarebbe stato difficile pensare che sia la Germania che l’Italia, avrebbero di lì a poco emesso le leggi razziali, che prevedevano dapprima un’emarginazione degli Ebrei, ma successivamente un atteggiamento ben più feroce e radicale che dal 1941 si concretizzerà come:
– Esclusione degli ebrei, tramite la loro segregazione nei ghetti;
– La “soluzione finale”, che prevedeva gli spostamenti forzati e le deportazioni, prima; lo sterminio vero e proprio nei campi di concentramento, poi.
Testimonianze davvero toccanti quelle che la Prof.ssa Pasquetto ci ha fatto sentire e vedere; la lettura di alcuni articoli delle leggi razziali tedesche e italiane, fa accapponare la pelle per l’imbecillità di gente che riteneva che gli Ebrei (Juden) intaccassero la razza ariana e che pertanto non dovessero allacciare rapporti con persone di razza ariana. I segni per emarginare gli ebrei (vedi il film “La vita è bella “, quando il bambino chiede come mai davanti ad un negozio vi è scritto che “gli ebrei non sono graditi”) si fanno progressivamente più evidenti. Se nel settembre 1937 le leggi razziali vengono promulgate in Germania, nel luglio 1938 escono in Italia, promulgato da quel Vittorio Emanuele III, tante volte descritto come un imbelle, ma che invece si deve assumere la sua parte di responsabilità per non aver fatto arrestare Mussolini, averlo addirittura messo a capo del Governo, nonostante non avesse la fiducia del Parlamento ed infine per aver promulgato quelle leggi razziali che, senza la sua firma, non sarebbero mai uscite.
Tra una citazione di Primo Levi e le testimonianze filmate di varie persone che all’epoca erano poco più che bambine, Silvia Pasquetto ci ha fatto cogliere la brutalità di quegli anni in cui di punto in bianco fu vietato ai bambini ebrei di frequentare le scuole pubbliche italiane. Queste ragazzine, che oggi sono ormai delle persone anziane, testimoniano quanto accaduto in quegli anni e il ritornare fisicamente nei luoghi di quelle violenze non le può lasciare indifferenti; sia la signora che entra nella prigione di S. Vittore (MI) e sia il signore toscano, entrambi scampati ad Auschwitz, ricordano con incredibile lucidità tutto quanto subìto dai tedeschi in quegli anni con particolare riferimento al passaggio dai camion al mitico Treno della morte, ossia quello che arrivava sulla ferrovia a binario morto, che terminava dentro il campo di Auschwitz: un campo dove morirono almeno 1 milione di ebrei
Le letture fatte dagli studenti della Prof.ssa Pasquetto ci hanno fatto comprendere quanto forte fosse il sentimento anti-semita a partire dalle leggi di Norimberga (“die Nürnberger Gesetze”) e quanto questo sentimento fosse fatto proprio dai Tedeschi.
L’adozione di misure volte ad identificare i cittadini di origine ebraica, che perdono via via i diritti politici a causa di ciò e la creazione dei ghetti (quello di Varsavia, su tutti), costituiscono i primi passi per poter poi procedere rapidamente con le deportazioni. I Tedeschi non riusciranno a completare il loro lavoro, mirante a nascondere ogni traccia di queste atrocità, a causa dell’inaspettato arrivo dei Russi, che li costringerà ad abbandonare in fretta e furia questi teatri di morte.
Le testimonianze che ci ha portato la Prof.ssa Pasquetto sono particolarmente efficaci e ci hanno fatto tornare con la memoria ad un momento storico nemmeno tanto lontano, in cui un certo disordine politico e sociale succeduti alla fine della I^ Guerra Mondiale, una situazione di instabilità economica (si veniva dalla Grande Crisi del ’29) e una scarsa maturità politica portarono ad emergere figure di scarsissima levatura politica, anche se di grande carisma e consentirono l’affermarsi in Europa di dittature inaccettabili; proprio quelle dittature che la Società delle Nazioni (poi ONU) si riprometteva di evitare.
Colpisce che i testimoni raccontino del comportamento della gente in occasione del loro arresto e della loro deportazione: quasi ovunque, il vicino che fino a ieri veniva a cena a casa nostra o giocava con noi o ci salutava per strada, si nasconde improvvisamente e guarda da dietro le finestre in occasione dell’arresto; la parte della falange più spietata delle SS, ovvero quelle Squadre della Morte (Einsatzgruppen), uccisero un numero indeterminato di persone, ma che si fa ricadere fra 1,5 e 1,8 milioni di persone.
Questo improvviso voltafaccia del vicino di casa, mi ha ricordato come le stesse cose venissero citate in occasione della recente guerra in Jugoslavia, alla fine del secolo scorso, dove appunto si raccontava come fra serbi e bosniaci, vi fossero persone che fino al giorno prima si salutavano e si comportavano da amici e che invece il giorno successivo hanno finito per ignorarsi o peggio ancora hanno imbracciato il Kalashnikov per spararsi reciprocamente. Un atto che facciamo difficoltà a spiegare, ma che probabilmente, come tutte le guerre, pesca nelle pieghe peggiori dell’animo umano e porta a comportamenti diabolici.
Un “grazie” alla Prof.ssa Pasquetto perché la ricerca di questi documenti non deve essere stata facile, così come la preparazione della presentazione insieme ai suoi studenti: l’ultima lettura sulle note della musica carica di tristezza della Schindler’s List è emblematica e ci deve far riflettere sul rischio di ricadere in situazioni aberranti simili.
Speriamo che le parole ed i filmati di questa serata abbiano colpito le coscienze dei 70 presenti all’incontro e li inducano, se ce ne fosse bisogno, a rifiutare l’odio e la guerra, per ricercare la pace e il dialogo.
Sempre e comunque.
A presto.
Il Presidente di PROSPETTIVA FAMIGLIA
dott. Paolo STEFANO
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