In preparazione all’incontro di giovedì prossimo sull’Educazione ALL’AFFETTIVITÀ e SESSUALITÀ , rivolto ai nostri adolescenti, rivediamo i suggerimenti della Dott.ssa Pozzan nel momento formativo del 6 marzo scorso.
EDUCARE ALL’AFFETTIVITA’ E SESSUALITA’: I BAMBINI DALLA NASCITA AI 10 ANNI
6 febbraio 2014 – Centro Civico “N. Tommasoli”
Relatore:
• dott. Tecla POZZAN – Psicologa
Centosessanta persone al Tommasoli il 6 febbraio 2014 per ascoltare la dott.ssa Tecla POZZAN sull’argomento dell’affettività e sessualità nei bambini fino ai 10 anni.
La nostra relatrice ha esordito sostenendo che come l’educazione è parte della vita, così l’educazione sessuale è un tema centrale della nostra vita, ma non sempre affrontato in maniera piena e corretta.
Ci servono regole, ossia accorgimenti di cui nostro figlio ha bisogno per crescere in modo sereno; il bambino, infatti, non è tutelato, né difeso; pertanto, corriamo rischi enormi, rischi che, tra l’altro, sono presenti fin dai primi giorni di vita. In educazione, amore e limiti sono importanti; la sessualità non sfugge a questi elementi. E’ necessario quindi che questo argomento venga trattato con grande chiarezza ed accuratezza. Quantunque non ce ne accorgiamo, noi educhiamo i nostri figli attraverso la sessualità; li facciamo crescere con gesti, carezze, abbracci. Tutte queste azioni sono fondamentali anche perché i nostri figli sono attentissimi al non-verbale, specie nei primi anni di vita; è importante quindi che vi sia coerenza fra le nostre parole e i nostri gesti. Le parole che diciamo loro devono amalgamarsi con i gesti, che riserviamo ad essi. Perché allora sessualità ? Perché parlarne ? Lo facciamo perché i bambini stessi ci obbligano a farlo, perché essi stessi ci fanno domande, vogliono sapere e quindi la tematica va affrontata purché in modo calmo e tranquillo. Molti pensano che la difficoltà maggiore sia rappresentata dal fatto che gli adulti di oggi non abbiano avuto gli strumenti per crescere quando erano piccoli; si teme, dunque, che i bambini di oggi sappiano già tutto ed è a fronte di questa presunzione che spesso l’adulto abdica, ossia rinuncia ad affrontare il tema. E’ vero: i giovani di oggi hanno mille fonti di conoscenza e quindi hanno la possibilità di essere più informati di quanto non lo fossero un paio di generazioni fa, ma è anche vero che hanno una diversa idea di sessualità, che si limita alla genitalità.
A cosa si deve questa visione riduttiva della sessualità ? Sicuramente al fatto che il bambino vede immagini in TV che non sono adeguate, ossia immagini che riducono la sessualità e l’affettività al mero atto sessuale.
La dott.ssa Pozzan ha allora provocato il pubblico chiedendo cosa fosse per i presenti il concetto di sessualità; le risposte sono state le più varie, da amore a piacere, da affettività a intimità, da contatto a condivisione. La nostra relatrice ha ammesso che tanti termini possono definire la sessualità, ma ciascuna di esse non definisce da sola il concetto di sessualità.
Ecco quindi che la sessualità può essere paragonata ad un arcobaleno, ossia a tanti colori messi insieme, che, da soli, non hanno senso. Non è tanto ciò che i genitori fanno che influenza la crescita, quanto piuttosto ciò che i genitori sono. Il bambino confrontando sé stesso con i genitori si costruisce la propria identità sessuale.
E’ importante mettere al centro la persona.
Vi siete mai chiesti perché chiediamo sempre, prima che nascano, di che sesso sono ? Perché ciò che rappresenta “identità” viene prima; la sessualità rappresenta la sfera dell’essere.
E’ sbagliato dire “fare sesso” perché la sessualità è molto, molto di più; si pensi al fatto che il primo modo che il bambino ha di conoscere il mondo è attraverso il corpo. Si pensi al diverso modo di rapportarsi della mamma rispetto al papà; nei primi anni di vita, ha un’importanza fondamentale il modo in cui ci si relaziona col bambino; se viene toccato e riceve affetto, egli porterà con sé affezione. L’importanza di attivare questi rapporti è dimostrata dal fatto che i bambini che non possono godere del contatto (si pensi a genitori in prigione o sempre lontani) hanno grandi difficoltà relazionali.
E’ giusto parlare ai bambini di sessualità ? I bambini fanno domande e hanno bisogno di risposte; è importante dare loro queste risposte, così come è importante evitare di delegare alla scuola. Può darsi che certe domande, che arrivano sempre nei momenti meno adatti, siano imbarazzanti, ma il bambino deve sapersi confrontare anche in questo ambito. E’ importante osservare e capire quando certi atteggiamenti sono anomali, evitando che il bambino si senta giudicato. Ricordiamoci che i bambini sono bombardati da una modalità pornografica che essi vivono ricevendola dagli adulti.
Che differenza c’è fra informazione ed educazione sessuale ? La prima riguarda le conoscenze in merito alla biologia e da sola non è sufficiente; l’educazione, invece, è un aiuto a vivere in modo corretto la propria sessualità; l’obiettivo è quello di comunicare per dare un senso. L’educazione sessuale non si esaurisce con una lezioncina, ma va inserita nell’educazione globale della persona. A che età si può parlare di sesso ? I nostri figli ci danno occasioni e momenti idonei per affrontare il tema. Si può iniziare molto presto, anche dai tre anni, ci dice la dott.ssa Pozzan, purché gli si diano risposte chiare ed oneste; non c’è malizia, ma semplicemente i bambini sono trasparenti. Il bambino conosce il mondo e scopre il proprio corpo ed ha una forte capacità di intuizione; non va pertanto sottovalutato, ma occorre rivolgersi a lui in modo calmo e tranquillo; occorre prestargli attenzione senza porre apprensione. Spesso ci si chiede se è meglio dire o non dire; sicuramente, va curata la logica della gradualità, tenendo conto dell’età e della maturità affettiva; occorre prestare loro un ascolto attivo, alle loro parole, ma anche e soprattutto al loro non-verbale.
Il bambino ha bisogno di conoscersi, di esplorare, di guardare gli altri per capire e l’adulto perde spesso occasioni importanti per rispondere al bambino perché è imbarazzato. Dai tre ai sei anni iniziano le domande e si realizza un’identificazione con il genitore dello stesso sesso. Ai primi fidanzamenti, ai primi baci, si pongono tante domande. Una condizione importante è l’approccio positivo prima della pre-adolescenza. E’ importante evitare condizionamenti e una visione deviata della sessualità. Freud parlava di fase di latenza. Le immagini che i bambini ricevono vanno a stimolare una precocità nella maturazione sessuale. La sessualizzazione, a sua volta, va a stimolare l’aspetto emotivo e fisiologico. I bambini manifestano i loro bisogni con domande, con una generica curiosità che aspetta rassicurazioni. Ecco allora che l’adulto deve usare termini appropriati e soprattutto deve cogliere cosa sta sentendo il bambino. Quando il bambino usa una parola volgare lancia una sfida; noi dobbiamo raccogliere questa sfida, riprendendo la parola volgare e accompagnandolo a dire e chiamare con il giusto termine quello che sta dicendo; in tal modo si dà un messaggio di dignità.
I gesti, il tono della voce devono essere rassicuranti per evitare di dare una percezione non bella della sessualità; la sessualità è collegata con amore; è importante allora guardarli negli occhi anche quando il bambino ci mette a disagio perché ci fa domande sul nostro vissuto personale.
E’ fondamentale educarlo all’affettività: i bambini chiedono una guida; l’autorevolezza ed il contenimento dei genitori determinano una crescita sana, armoniosa e protetta. Sforziamoci di dare un nome a ciò che il bambino prova: paura, rabbia, gioia; usare questi termini è importante perché spesso hanno perso il contatto sociale e possono interpretare male certi segnali. Occorre quindi trascorrere tempo con loro, senza fretta, riconoscere le emozioni, mantenere un giusto scambio comunicativo, non giudicare, essere empatici e sforzarsi di vedere il mondo dal loro punto di vista.
Occorre lavorare sul proprio figlio perché essi sanno distinguere le carezze vere da quelle che non sono sincere e capiscono molto più di quello che possiamo immaginare. Ecco quindi l’importanza di ascoltare di pancia, cogliere le sensazioni che abbiamo prima di avere paura, di cogliere i pericoli. L’adulto che intende abusare di un bambino crea legami con lui basati sul segreto. Il bambino va in confusione e può manifestare comportamenti strani, che il genitore deve cogliere e capire. Il bambino rimane nella sua angoscia, lo si nota nel gioco, a scuola, nei disegni. E’ fondamentale allora parlare con i bambini e dare strumenti per ascoltare le loro emozioni; non potremo mai controllare i nostri figli dappertutto, quindi evitiamo di essere troppo ansiosi, ma impegniamoci a renderli autonomi, a trattarli da adulti.
Una serata intensa quella della dott.ssa Pozzan che i 160 presenti hanno apprezzato con le domande finali e con grande attenzione e partecipazione alle questioni poste dalla relatrice dott.ssa Pozzan.
Dott. Paolo Stefano e Prof.ssa Daniela Galletta