L’editoriale di Nando Dalla Chiesa, comparso su ln.122 della rivista on line “La voce libera”, rimanda ad un famoso discorso di Piero Calamadrei, la cui attualità é disarmante.
Buona lettura e proficua riflessione.
Prof.ssa Silvia Pasquetto
IL VALORE DEL RISPETTO
Editoriale di Nando Dalla Chiesa sulla Costituzione per l’Agenda impegno, da “la voce libera”, n.122
C’è una Costituzione fatta di articoli, di parole solenni come sapevano scolpirle i padri della patria. E c’è una Costituzione fatta di parole mai dette, che aleggiano incessantemente sulla Carta dandole un senso più alto, filo magico che tutto tiene insieme. Ce n’è una, in particolare, che crea in silenzio l’atmosfera morale in cui il lettore di ogni età della Costituzione si ritrova avvolto: il rispetto. Il rispetto, parola cruciale che oggi sembra confinata a un pallido ruolo di complemento, e che così faticosamente ritroviamo praticata nella realtà sociale: il rispetto verso il prossimo, verso la libertà delle idee, verso le istituzioni, verso le parole altrui e verso la verità dei fatti. Il rispetto verso i più deboli, verso chi cresce. Verso la storia, ma anche le generazioni future. Verso la pubblica decenza, verso i diritti e verso i doveri. Verso il pianeta e il creato intero. Verso noi stessi. Il rispetto: concetto tante volte marginalizzato nell’esperienza quotidiana e invece valore fondante della nostra Costituzione. Che non lo nomina mai ma sembra invece svolgersi e costruirsi tutta intorno a quelle tre sillabe, ago e filo che cuciono il testo capace, nel secondo grande ’48 della nostra storia, di restituire al popolo italiano un orizzonte di libertà e di dignità.
Il rispetto come parte integrante dello spirito della Costituzione, qualcosa di ben più alto della somma dei singoli articoli. Lo stesso spirito che venne evocato da Piero Calamandrei nel suo leggendario discorso agli studenti milanesi, e che ancora oggi fa sì che qualcuno dia la vita per difendere lo Stato senza sapere gli articoli della Costituzione, forse senza averla mai letta. Il rispetto come dimensione profonda. Provato anche verso il bambino o il ragazzo proprio nel momento in cui lo si inviti a rispettare qualcuno o qualcosa. Capace di fare rifiutare istintivamente quel falso amor di patria che porta, in certi circoli, a intonare l’inno nazionale davanti a una tavola imbandita prima di sedersi a cena. Che induce a ritenere come sacra anche la dignità del detenuto. Che obbliga a trattare con attenzione ogni centesimo del pubblico denaro. Il rispetto come fulcro e bussola delle relazioni sociali. Come prima arma proprio per sconfiggere, alla fine, quelli che vorrebbero essere considerati “uomini di rispetto”. Il rispetto come antidoto supremo alla cultura della prevaricazione e della prepotenza. Alla cultura della corruzione e della mafia. Non lo si trova nella Costituzione, ma c’è ovunque, in tutti gli articoli.
Rileggi qui il famoso discorso di Piero Calamadrei