¢¢Il 12 aprile il filosofo Umberto Galimberti era a Verona per un incontro all’istituto Pasoli, che aveva per tema “La parola ai giovani”. È stata l’opportunità per aprire una crepa nel muro dell’indifferenza e dell’ipocrisia che copre la nostra società, il lavoro e i rapporti scuola famiglia.
Provocazioni, ironia ed emozioni nella conferenza di Umberto Galimberti giovedì scorso nell’aula magna dell’ITIS Pasoli, gremita di giovani studenti, genitori e insegnanti, organizzato dalla associazione Prospettiva Famiglia . L’occasione è stata la presentazione del libro La parola ai giovani, dialogo con la generazione del nichilismo attivo, ma in realtà Galimberti ha squarciato, senza pietà e pur con leggerezza, il velo di ipocrisia che copre la nostra società, il lavoro, i rapporti scuola famiglia.
Perché i ragazzi soffrono? Non si tratta tanto di crisi di tipo psicologico ed esistenziale tipiche dell’adolescenza, che tutte le generazioni hanno conosciuto, ma di ordine “culturale”, perché ai giovani di oggi è stato tolto il futuro. Dice Galimberti: «per la nostra generazione il futuro era una promessa, lì davanti attraente da cogliere, per i giovani d’oggi è invece una minaccia o per lo meno è imprevedibile, e non è una cosa da poco perché davanti ad un futuro minaccioso, a cosa serve impegnarsi, studiare, lavorare? Allora la tendenza è quella di vivere un assoluto presente e tanti sballi giovanili sono l’anestetico per non guardare ad un futuro che non attrae».
Per Galimberti «non dobbiamo riempire le scuole di tecnologia, ma di libri, letteratura e cultura, perché la cultura è la prima terapia; i libri che si leggono portano idee nuove e ampliano il repertorio mentale ed emotivo, e così quando capita un dolore forte c’è la possibilità di non andare in angoscia, ma elaborare strategie di uscita».
Fra i 15 ed i 30 anni c’è il massimo della potenza biologica, della potenza sessuale e ideativa, eppure queste potenzialità sono sprecate. Si fanno figli in tarda età, magari con le fecondazioni eterologhe e omologhe, perché la procreazione è di fatto impedita fino a trent’anni e oltre, e ricorda Galimberti: «questa interdizione dell’uso della sessualità a fini procreativi, questa distanza fra natura e cultura, non è una bella cosa per lo sviluppo della società; la nostra struttura societaria fa si che l’economia condizioni persino la generazione dei figli, ed i popoli che non generano più, muoiono».
Galimberti si chiede: «e con il massimo di potenza ideativa ai giovani cosa viene chiesto? Fare fotocopie, scuola-lavoro, o guardare come lavorano gli altri; dov’è l’attenzione verso questa potenza ideativa? E con questo pensiamo di avere un futuro? E poi a parlare di nichilismo».
Galimberti ammette che fare l’insegnante è difficile, ma la scuola è il luogo dove si formano le generazioni future, ed allora l’obiettivo non può essere quello di tenere la disciplina, bensì quello di trasmettere l’amore per la cultura che affascina ed attrae. Difficile è anche il rapporto scuola famiglia soprattutto quando i genitori si mettono a fare i sindacalisti dei propri figli, per Galimberti «i genitori dovrebbero essere lasciati fuori dalla scuola, perché quando interessa unicamente la promozione e non la formazione dei figli, si fanno danni pazzeschi». Non è tenero neanche con gli insegnanti Galimberti: «perché ai professori non gli si insegna per esempio psicologia dell’età evolutiva? E perché non se la studiano da soli visto che hanno a che fare con ragazzi di quella età? É un dovere etico per un insegnante sapere cosa succede emotivamente in quell’età».
Forse non tutti i presenti avranno concordato pienamente sulle tesi del prof. Galimberti, qualcuno avrà arricciato il naso, ed avrà accolto solo i consigli sul metodo di studio o sull’importanza dei temi che a scuola non si fanno più sostituiti dagli esercizi di comprensione, ma probabilmente tutti avranno convenuto che solo la cultura e l’autoironia potranno salvarci.
Claudio Toffalini
Link all’articolo sul sito di verona-in.it
https://www.verona-in.it/2018/04/20/galimberti-la-cultura-e-la-terapia-e-lautoironia-ci-salvera/