L’ANNIVERSARIO
«Verona smemorata e indifferente. Non uccidiamo Nicola due volte»
Le dure parole di don Campedelli in corticella Leoni nel decennale della morte di Tommasoli
Clicca qui per leggere l’articolo di di Alessio Corazza sul sito del Corriere
VERONA «Non fa paura la prepotenza di pochi, ma l’indifferenza di molti», recitava uno dei tanti biglietti lasciati dai passanti a Porta Leoni all’indomani della morte di Nicola Tommasoli. Allo stesso modo don Marco Campedelli, intervenendo il 2 maggio alla commemorazione a dieci anni dall’aggressione mortale, non si è soffermato troppo sulla violenza, gratuita, di un gruppo di ragazzi che si accanirono contro un altro provocandone la morte, ma piuttosto sulle responsabilità di una città che ha presto metabolizzato e dimenticato, senza mai interrogarsi veramente sulle cause profonde di quella tragedia. «Facile fare monumenti ai martiri – ha detto il sacerdote-. Ma il problema profondo è la relazione tra i fatti e le idee che ci sono ancora dentro la città. Il rischio è di essere smemorati e di uccidere Nicola due volte».
Il luogo della morte
La commemorazione avviene a pochi passi da dove Tommasoli venne preso a calci e pugni il primo maggio 2008. Aveva 29 anni, faceva il grafico: morì dopo alcuni giorni in ospedale. Gli aggressori furono presto individuati: cinque ragazzi con in comune la passione per la curva dell’Hellas e simpatie politiche di estrema destra. I processi a loro carico sono ancora, in parte, in corso. «Ricordiamo anche chi si è macchiato di questo crimine, anche loro possono cambiare – ha detto Campedelli – ma deve salire un grido che squarcia l’ipocrisia di questa città». Un j’accuse, quello del sacerdote, a chi, con lo scudo della religione, arriva a giustificare idee e comportamenti che con il messaggio del Vangelo hanno poco o nulla a che fare. «Riprendiamoci la laicità di questa città, squarciando il pensiero clericale che l’ha resa bigotta», ha tuonato.
Città assente
Ad ascoltare, un pubblico non molto numeroso. Nessun esponente politico dalla maggioranza in Comune, solo due consiglieri di opposizione (Elisa La Paglia del Pd, Tommaso Ferrari di Verona Civica). «Non siamo in molti – ha riconosciuto Campedelli – ma bisogna continuare a credere di poter bucare questo muro di gomma». Un po’ in disparte e defilato, Luca Tommasoli interviene solo per sedare un animoso intervento dell’ex consigliere verde Giorgio Bertani. Il padre di Nicola, più che con le parole, ha voluto ricordare la memoria del figlio con una serie di iniziative, tra cui una serie di borse di studio che vengono assegnate ogni anno a ragazzi meritevoli. «Ci sono giovani che hanno ingegno e fantasia incredibili, l’importante è tirar fuori queste doti e valorizzarle», spiega. Ci sono ragazzi, che dieci anni fa erano bambini, che oggi collaborano attivamente a questo progetto, coordinato da Daniela Galletta di Prospettiva Famiglia. «Sarebbe ora di occuparsi un po’ di più di questo sommerso buono, che è parte della città», spiega.
Un bersaglio
L’ensemble Terra Mater arricchisce la commemorazione con alcune trame musicali di chitarre acustiche, flauti, violini e fisarmonica. I ragazzi hanno i capelli lunghi, come li portava Nicola che, per quel suo modo un po’ diverso di apparire e di vestire è diventato suo malgrado un bersaglio. Chiara Stella, che poco dopo la morte di Tommasoli fondò il gruppo «Madri Insieme», legge una poesia di Mario Salazzari, scultore e partigiano veronese che di Nicola era un prozio, ma anche una frase di Tucidide che qualcuno depositò a Corticella Leoni dieci anni fa. «Il male non è soltanto di chi lo fa: è anche di chi, potendo impedire che lo si faccia, non lo impedisce».
3 maggio 2018