L’AZZARDO NON È UN GIOCO
Oggi, giovedì 13 settembre si è tenuto, presso il Polo Didattico “G. Zanotto”, un incontro rivolto a ragazzi della scuola secondaria di primo e secondo grado. Il tema trattato dai vari relatori riguardava il gioco d’azzardo e la ludopatia.
L’introduzione alla mattinata è svolta dal dottor Roberto Leone, professore associato dell’Università di Verona, e dalla dottoressa Chiara Stella, membro del Tocatì Festival Internazionale dei Giochi in Strada, la quale ha anche presentato i relatori che sono poi intervenuti nel corso del convegno.
Il primo è stato Fabio Lugoboni, primario del centro di Medicina delle Dipendenze AOUI di Verona.
Il titolo della sua presentazione era “Doppio Gioco”; egli infatti ha voluto, come prima cosa, sottolineare che l’azzardo non è un gioco, ma una vera e propria dipendenza.
Di questa dipendenza se ne parlava già nel 1500, ma allora era meno diffusa rispetto al giorno d’oggi. Per spiegare il motivo di ciò, il dottor Lugoboni ha elencato una serie di differenze tra i giochi d’azzardo di una volta, principalmente poker, a quelli odierni. Alcune sono: la lentezza del gioco di una volta contro la velocità di quello odierno; il fatto che una volta ci si ritrovasse a giocare o scommettere assieme, mentre al giorno d’oggi si è portati a compiere queste cose in solitudine; il fatto che al giorno d’oggi è possibile giocare tutto il giorno tutti i giorni invece di avere momenti di sospensione come avveniva una volta.
Un altro motivo per cui la ludopatia è sempre più presente è dato dal fatto che l’industria del gioco d’azzardo ha creato un sistema che permette di attrarre e incastrare sempre più persone. Esso è composto da tre fasi: la prima consiste nel captare l’attenzione delle persone mediante una distorsione cognitiva, ovvero viene fatto credere alle persone che una cosa molto improbabile sia in realtà altamente possibile; successivamente avviene la disinibizione, il che vuol dire che le persone vengono dissociate dalla realtà; infine l’ultimo passaggio è la dipendenza, la quale è basata sul piacere che il gioco d’azzardo provoca temporaneamente nelle persone e che quindi viene continuamente ricercato.
La seconda persona a intervenire è stato Cristiano Chiamulera, del Dipartimento di Diagnostica e Sanità Pubblica. Il titolo del suo intervento era “Azzardo e Cervello”; egli ha infatti parlato di come il gioco d’azzardo agisce sul nostro cervello, proprio come una droga.
Come prima cosa ha spiegato il concetto di “via della gratificazione” che è la sensazione di piacere data dai processi volutivi normali che consentono agli animalidi sopravvivere, come ad esempio l’alimentazione e la riproduzione. Con l’evoluzione dell’uomo essa ha iniziato a comprendere anche altre cose che posso essere ad esempio la compagnia della persona amata oppure comprare un telefono nuovo. Il problema, e quindi la dipendenza, sia ha quando questa “via della gratificazione” comincia ha essere alterata da sostanze esterne come ad esempio droghe, ma anche dal gioco d’azzardo. Esso infatti va ad agire sul cervello e in particolare sulle sinapsi: quando si gioca d’azzardo viene rilasciata una quantità maggiore di dopamina, che causa quindi un piacere più intenso rispetto a tutti gli altri e che quindi , come ha detto anche il dottor Lugoboni, viene continuamente ricercato.
Un’altra cosa che influenza il nostro cervello è la memoria: infatti luoghi, oggetti o altri stimoli che fanno pensare al gioco d’azzardo suscitano nella nostra mente il desiderio di giocare, anche se in quel momento non è possibile.
È stato dopo questo intervento che ho presentato i risultati del questionario che con la mia classe avevamo creato e diffuso e analizzato. L’indagine riguardava la diffusione del gioco d’azzardo tra i ragazzi di un’età compresa tra i 14 e i 20 anni di Verona.
In generale si può dire che la realtà dell’azzardo è presente tra i giovani (circa il 40% ha affermato di aver giocato d’azzardo e il 70% dichiara di avere amici che giocano) ma che a parte un paio di casi non presenta situazioni particolarmente gravi. Infatti tra i ragazzi che hanno giocato d’azzardo non è per tutti un’attività quotidianamente e la somma di denaro spesa di media in una settimana è per la maggior parte di loro compresa tra 1 e 5 euro.
Successivamente ha parlato Maurizio Fiasco, presidente dell’associazione Alea. Il suo intervento riguardava principalmente la posizione dello Stato e della società nei confronti dell’azzardo.
Come prima cosa ha fatto vedere una mappa della zona di Roma in cui abita sulla quale erano stati evidenziati tutti i posti in cui era possibile giocare d’azzardo (bar, ricevitorie, centri scommesse, sale slot): praticamente uno ogni venti metri.
Successivamente ha detto che negli ultimi anni la spesa pubblica per l’azzardo continua a crescere; nonostante sia in aumento il numero di famiglie in difficoltà lo Stato preferisce investire denaro dell’industria de gioco d’azzardo.
Per quanto riguarda la società, essa dovrebbe condannare il gioco d’azzardo, come succede con le altre droghe, ma in realtà è la prima che prepara i giovani a questa realtà. Ciò avviene attraverso giochi, senza denaro, che come forma e colori sono molto simili a slot o roulette che introducono i ragazzini in questo mondo. Inoltre il messaggio che viene diffuso è che i giochi di azzardo siano giochi di abilità, quando invece tutto dipende dal caso.
Dopo una breve pausa è intervenuto l’ultimo relatore : Diego Rizzuto, fisico e socio fondatore di TAXI1729. Con la sua presentazione ha dimostrato come i vari giochi d’azzardo siano creati per fare in modo che il banco non perda mai. Ha utilizzato come esempio il gioco “Win for life”, del quale ha fatto una simulazione coinvolgendo tutte le persone della sala. In questo gioco vengono estratti dieci numeri da un totale di venti. Si vince in otto casi su undici e quindi le persone sono portate a credere che non sia difficile. In realtà non è così: è vero che sono molti i casi in cui si vince, ma le probabilità che ciò succeda sono davvero molto basse. Questo è il meccanismo utilizzato i tutti i giochi d’azzardo: far presente che non è impossibile vincere. Lo scopo della sua presentazione era far capire che vincere non è impossibile ma praticamente impossibile, e nonostante succeda ad alcune persone, loro sono dei casi molto rari.
Personalmente ho trovato questo incontro molto interessante e coinvolgente. Tutti gli interventi avevano come tema il gioco d’azzardo che veniva però affrontato sotto diversi punti di vista.
Essendo gli interventi strettamente collegati tra loro, è successo più volte che alcune cose venissero riprese dando quindi anche un senso di continuità a tutta la mattinata.
REMELLI RACHELE
5^A RIM
13/09/2018