LE RELAZIONI A SCUOLA CON LE COMPONENTI ESTERNE:
IL RAPPORTO CON I GENITORI
Relatore: Tiziano Albrigi
già Dirigente Scolastico Liceo G. Fracastoro
Martedì 15 gennaio 2019, ore 15.30
Ites Aldo Pasoli,
“Sempre più sentita è l’esigenza di una partnership educativa tra scuola e famiglia, fondata sulla condivisione dei valori e su una fattiva collaborazione delle parti nel reciproco rispetto delle competenze.
Essa è riconosciuta come un punto di forza necessario per dare ai ragazzi la più alta opportunità di sviluppo armonico e sereno ed è parte del concetto, sempre più diffuso, che l’educazione e l’istruzione sono anzitutto un servizio alle famiglie che non può prescindere da rapporti di fiducia e continuità che vanno costruiti, riconosciuti e sostenuti”.
Buongiorno …
Parleremo … delle relazioni a scuola con le componenti esterne: il rapporto con i genitori.
Seguiremo questo percorso …
- – conoscenza reciproca;
- – presa di coscienza della situazione della realtà scolastica, in merito al rapporto Scuola – Genitori, dal punto di vista dei diversi soggetti chiamati i causa;
- – confronto sulle problematiche emerse, evidenziando le difficoltà presenti e i punti critici di questo rapporto
- – suggerimento di eventuali proposte migliorative.
Comincio con il presentarvi il mio pensiero… (allegato 1)
Incipit: La LA RELAZIONE SCUOLA – FAMIGLIA non è una pratica opzionale per le scuola ma è definita obbligatoria dalle norme che regolano l’organizzazione scolastica!
Nello specifico:
- • Sono dell’avviso che sia ancora forte l’esigenza di creare una partnership educativa tra scuola e famiglia, fondata sulla condivisione dei valori e su una fattiva collaborazione delle parti nel reciproco rispetto delle competenze.
- • Essa è riconosciuta come un punto di forza necessario per dare ai ragazzi la più alta opportunità di sviluppo armonico e sereno.
- • L’educazione e l’istruzione sono anzitutto un servizio alle famiglie che non può prescindere da rapporti di fiducia e continuità che vanno costruiti, riconosciuti e sostenuti.
- • La scuola deve lavorare sulle modalità di collaborazione e cooperazione con i genitori.
IL PUNTO DELLA SITUAZIONE
1) I fatti di cronaca che amplificano le difficoltà relazionali tra scuola e genitori:
Dal Fatto Quotidiano (domenica 10/06/2018)
“Scuola, da settembre 33 casi di violenza contro i prof. Un lungo anno di aggressioni”
La rivista Tuttoscuola ha perciò attivato un contatore che ha raccolto, durante l’anno scolastico, i casi di aggressione ai docenti. “Non sono poche e tendono ad aumentare – spiega la rivista –. E per ogni aggressione di cui si ha conoscenza certa, si stima che ve ne siano almeno altre tre non rese pubbliche. Per non parlare delle violenze verbali, ancora più diffuse come ci confermano diversi dirigenti scolastici”. Dal settembre 2017, si contano 33 violenze fisiche accertate e 81 violenze fisiche stimate. Una media di quattro episodi a settimana.
Da Toscana oggi.it (25/02/2018)
Insegnanti privati di rispetto e genitori complici dei figli
La cronaca recente ci presenta una serie di casi con studenti che aggrediscono insegnanti e sono poi spalleggiati dai genitori. Non sono solo segnali del declino della scuola e del prestigio sociale degli insegnanti, ma anche del permissivismo che regna in molte famiglie.
2) Uno spunto di riflessione: il pensiero di Crepet
https://www.youtube.com/watch?time_continue=16&v=F4rtZGMVAVE
Per Crepet, l’autorevolezza dell’insegnante oggi manca a causa dell’ingresso delle famiglie: “Dagli anni ’70 sono entrate le famiglie. E questo è stato un disastro, perché ognuno si sente alla pari di chi insegna da 30 anni”.
“Si entra nelle aule – prosegue lo psichiatra – e si inizia a sindacare sui voti, sul 4 o 5 al figlio o al nipote. Così si forma un’insana competizione”.
E ancora, il rapporto genitori-figli: “I genitori non sanno educare più. E questo va a discapito della scuola, perchè se un docente invece vuole fare il proprio lavoro bene, ecco che paradossalmente diventa l’anello debole”.
3) Un altro pensiero autorevole: Ezio Aceti, Psicologo dell’età evolutiva
“La crisi della scuola non è nei contenuti ma nei rapporti”
“Avere nei confronti della scuola un pensiero positivo”
“Collaborare con la scuola per far crescere i propri figli, educandoli alla consapevolezza e all’autonomia”.
4) E il Ministero come si muove?
- a) Un breve excursus storico delle Norme che regolano la partecipazione scolastica:
Decreti delegati
I decreti delegati nn. 416, 417, 418, 419, 420 emanati con D.P.R. 31 maggio 1974 e ora integralmente confluiti nel Testo unico delle leggi sulla scuola (D.Lgs. 297/94), contengono norme giuridiche riguardanti:
— istituzione e riordinamento di organi collegiali della scuola di ogni ordine e grado;
— stato giuridico del personale della scuola statale;
— corresponsione di un compenso per lavoro straordinario al personale scolastico;
— sperimentazione e ricerca educativa, aggiornamento culturale e professionale;
— stato giuridico del personale non insegnante statale delle scuole.
I decreti delegati impostano in modo nuovo la professionalità dei docenti, definiscono il loro ruolo e creano nuovi organismi di gestione a livello nazionale (Consiglio Nazionale della P.I., I.R.S.S.A.E., distretti scolastici).
La scuola diviene una struttura non più DI VERTICE ma orizzontale in cui l’organizzazione ed il funzionamento, sul piano amministrativo e sul piano didattico ed educativo, sono affidati ad organi a carattere collegiale democratico che, nel rispetto delle competenze di ciascuno, assicurano la partecipazione di tutta la comunità scolastica alla vita della scuola.
L’integrazione degli alunni handicappati
Con la L. 517/77 il principio costituzionale dell’eguaglianza sostanziale di cui all’art. 3 trova riscontro concreto anche nell’ambito scolastico, ammettendosi che in una scuola realmente democratica e, per volontà del Costituente, aperta a tutti, devono trovare posto anche alunni handicappati accanto ad alunni normodotati.
Naturalmente l’integrazione deve avvenire attraverso attività di sostegno ad hoc predisposte e realizzate da insegnanti specializzati il cui ingresso nella scuola rompe l’impostazione didattica individualistica tradizionale per consentire “l’apertura delle classi” e la “collegialità dell’insegnamento“.
La riforma della scuola elementare
Con la L. 5-6-1990, n. 148 si dà attuazione alla tanto attesa ed auspicata riforma dell’ordinamento della scuola elementare.
La scuola elementare in particolare concorre alla prima formazione dell’uomo e del cittadino secondo i principi sanciti dalla Costituzione e nel rispetto e nella valorizzazione delle diversità individuali, sociali e culturali: si propone, in altre parole, lo scopo dello sviluppo della personalità del fanciullo promuovendone la prima alfabetizzazione culturale. Nella rinnovata scuola elementare trova posto anche l’insegnamento di una lingua straniera (L. 114/93) in linea con l’intento di continuità del processo educativo (rispetto alla scuola media nella quale tale insegnamento è obbligatorio) che anima la legge di riforma e che sottende alle numerose forme di raccordo pedagogico, curricolare ed organizzativo con la scuola materna
Statuto delle studentesse e degli studenti
D.P.R. 24 giugno 1998, n. 249
Lo Statuto delle studentesse e degli studenti rappresenta, ancora oggi, uno strumento fondamentale per l’affermazione di una cultura dei diritti e dei doveri tra le giovani generazioni di studenti.
D.P.R n. 235 del 21 novembre 2007 – Regolamento che apporta modifiche ed integrazioni allo Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria.
L’obiettivo delle norme introdotte con il regolamento in oggetto, non è solo la previsione di sanzioni più rigide e più adeguate a rispondere a fatti di gravità eccezionale quanto, piuttosto la realizzazione di un’alleanza educativa tra famiglie, studenti ed operatori scolastici, dove le parti assumano impegni e responsabilità e possano condividere regole e percorsi di crescita degli studenti.
Patto educativo di corresponsabilità
Il Patto educativo di corresponsabilità e il documento – che deve essere firmato da genitori e studenti contestualmente all’iscrizione nella scuola secondaria di I grado – che enuclea i principi e i comportamenti che scuola, famiglia e alunni condividono e si impegnano a rispettare. Coinvolgendo tutte le componenti, tale documento si presenta dunque come strumento base dell’interazione scuola-famiglia.
Riferimento normativo: Decreto del Presidente della Repubblica 21 novembre 2007, n. 235
Comitato dei genitori
Art. 15 comma 2 del Dlgs 297/94 che ci dice soltanto: “I rappresentanti dei genitori nei consigli di intersezione, di interclasse o di classe possono esprimere un comitato dei genitori del circolo o dell’istituto”.
Successivamente, la Circolare Ministeriale 19 settembre 1984, n. 274, ha aggiunto qualche ulteriore indicazione specificando “Al fine di utilizzare al meglio i contributi che alla vita complessiva della scuola può essere offerta dalla partecipazione degli studenti e dei genitori, e per favorire un opportuno coordinamento delle iniziative ed esperienze che possono essere attivate nelle classi parallele o comunque nell’ambito dell’istituto scolastico, sembra utile che gli studenti ed i genitori eletti nei singoli consigli di classe (o interclasse) si riuniscano rispettivamente in “Comitati studenti” e “Comitati genitori”.
I Capi di istituto favoriranno, per quanto possibile, l’attività di detti comitati, i quali, peraltro, non possono interferire nelle competenze rispettive dei consigli di classe o di istituto, avendo una funzione promozionale della partecipazione degli studenti e dei genitori con l’eventuale elaborazione, anche sulla base dello scambio di esperienze, di indicazioni e proposte che saranno opportunamente valutate ed adottate dagli altri organi di istituto”.
D.P.R. 8 marzo 1999, n. 275
Regolamento recante norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche Legge 107/2015
3. Piano dell’offerta formativa.
1. Ogni istituzione scolastica predispone, con la partecipazione di tutte le sue componenti, il Piano dell’offerta formativa. Il Piano è il documento fondamentale costitutivo dell’identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche ed esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa ed organizzativa che le singole scuole adottano nell’ambito della loro autonomia.
Il Piano dell’offerta formativa è reso pubblico e consegnato agli alunni e alle famiglie all’atto dell’iscrizione.
4. Autonomia didattica.
5. Autonomia organizzativa
6. Autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo
7. Reti di scuole.
8. Curricolo nell’autonomia
9. Ampliamento dell’offerta formativa
COMITATO PER LA VALUTAZIONE DEI DOCENTI
(istituito ai sensi della Legge 107/2015, art. 1, comma 129)
Finalità,composizione e durata del Comitato di Valutazione
a. Il comitato ha durata di tre anni scolastici, è presieduto dal Dirigente scolastico ed è costituito dai seguenti componenti:
- ⎫ tre docenti dell’istituzione scolastica, di cui due scelti dal collegio dei docenti e uno dal consiglio di istituto;
- ⎫ un rappresentante degli studenti e un rappresentante dei genitori, scelti dal consiglio di istituto;
- ⎫ un componente esterno individuato dall’Ufficio Scolastico Regionale tra docenti, dirigenti scolastici e dirigenti tecnici.
b. Il Comitato di valutazione ha il compito:
- ⎫ in composizione ristretta (Dirigente Scolastico, tre docenti , integrato dal/dai docente/i tutor, senza la presenza della componente alunni-genitori), di esprimere il parere sul superamento del periodo di formazione e di prova dei docenti neo immessi in ruolo;
- ⎫ in composizione estesa, di individuare i criteri per la valorizzazione del merito del personale docente sulla base degli ambiti tematici forniti dallo stesso art. 11, Legge 107/2015:
- – della qualità dell’insegnamento, del contributo al miglioramento dell’istituzione scolastica, e del successo formativo e scolastico degli studenti;
- – dei risultati ottenuti dal docente o dal gruppo di docenti in relazione al potenziamento delle competenze degli alunni e dell’innovazione didattica e metodologica, nonché della collaborazione alla ricerca didattica, alla documentazione e alla diffusione di buone pratiche didattiche;
- – delle responsabilità assunte nel coordinamento organizzativo didattico e nella formazione del personale.
b) Revisione del Patto di Corresponsabilità.
L’educazione ritorna al centro del rapporto di collaborazione tra la scuola e la famiglia, che si impegnano a sottoscrivere un nuovo Patto educativo di corresponsabilità, dove l’educazione diventa, appunto, campo di azione comune a insegnanti e genitori, senza dimenticare i dirigenti.
Principali obiettivi e contenuti della proposta di revisione del Patto di corresponsabilità educativa sottoscritta all’unanimità dal FONAGS (Forum nazionale delle associazioni dei genitori della scuola) nel mese di marzo 2018:
- • Rafforzare la collaborazione tra scuola e famiglia, anche attraverso la definizione di modalità, tempi e ambiti sempre più precisi di partecipazione alla vita scolastica.
- • Possibilità, per i genitori e gli studenti, di fare proposte per arricchire l’offerta formativa.
- • Massima trasparenza e informazione sulle attività e la progettualità degli istituti scolastici.
- • Maggiore condivisione degli interventi di formazione e prevenzione in materia di bullismo e cyberbullismo.
- • Estensione del Patto di corresponsabilità educativa anche alla scuola primaria.
- • Istituzione della “Giornata della corresponsabilità”, come momento per consolidare il clima di cooperazione tra tutti coloro che compongono la comunità educante.
La proposta sarà oggetto di confronto con tutti gli attori a vario titolo coinvolti e con il Forum delle studentesse e degli studenti.
Al momento bloccata per il cambio di governo!
5) Cosa si pensa a scuola e, soprattutto, cosa si sta facendo?
Molte scuole hanno attivato il Comitato dei Genitori e un progetto condiviso che si fa carico di disciplinare il rapporto scuola famiglia.
Altre scuole escludono forme di cooperazione tra scuola e famiglia, assumendosi in “toto” il ruolo formativo degli studenti.
Insomma, … le posizioni sono diverse, come diversi sono i punti di vista dei Docenti:
- • molti insegnanti mantengono posizioni ostili nei confronti di quella che viene ancora vissuta come una “invasione di campo”;
- • alcuni sono convinti che la scuola abbia un compito istruttivo che esclude collaborazioni con i genitori;
- • alcuni sanno che i genitori delegano quasi completamente la formazione educativa dei propri figli alla scuola e quindi danno per scontato che i genitori non interagiscono;
- • è altrettanto vero che molti docenti si appellano ai genitori perché collaborino e cooperino all’interno di progetti e/o semplici attività educative e formative della scuola.
E’ evidente che è cambiata la percezione della rappresentazione sociale della scuola e degli insegnanti.
Le famiglie vengono coinvolte su questioni marginali, come le raccolte di fondi o le festa della scuola: ci sono pochi eventi formativi a cui è prevista la partecipazione dei genitori.
La scuola ha perso un po’ di autorevolezza e la famiglia è diventata minacciosa agli occhi della scuola. Le leggi per la tutela della famiglia hanno reso gli insegnanti dei burocrati che temono le varie accuse in cui possono incappare. Negli anni 80 la collaborazione che c’era vent’anni prima inizia a sparire.
6) Uno spunto di riflessione: i risultati dell’indagine “Genitori e Scuola – esperienze di partenariato”.
Ha coinvolto 400 istituzioni scolastiche delle regioni Emilia-Romagna, Lombardia, Marche, Umbria fotografando lo “stato dell’arte” delle concrete esperienze di partenariato (ordinarie, tradizionali e innovative) tra genitori e scuola, e valutato anche il “peso” delle associazioni dei genitori nella progettualità in atto (Nota di Renato Mion)
Va emergendo con sempre maggiore convinzione l’idea che la cooperazione delle famiglie come partner della scuola costituisce un fattore determinante per il successo formativo degli alunni. In sintesi, i dati dell’indagine ci dicono:
- • molteplici esperienze di dialogo e promozione dei genitori hanno rappresentando un prezioso sostegno per i genitori stessi;
- • è nell’interesse stesso della scuola elevare il livello culturale dei genitori per avere degli interlocutori sempre più motivati e responsabilizzati,
- • quanto più mature e fluide diventeranno le relazioni tra scuola e famiglia tanto maggiore vantaggio ne ricaverà la scuola stessa nello sviluppo dei suoi obiettivi educativi e formativi.
- • il genitore, considerato come partner, sviluppa una percezione di sé positiva e propositiva, fino ad assumersi la consapevole responsabilità di contribuire attivamente e con competenza alla elaborazione del piano della offerta formativa della scuola, di cui si sente parte attiva e collaborante.
- • che è ancora molto il cammino da fare per il coinvolgimento e la partecipazione dei genitori nella scuola;
- • che i genitori riusciranno ad essere migliori ed efficace interlocutori dell’istituzione scolastica, quanto più saranno messi in grado di farlo (sostegno alla genitorialità che deve partire anche dalla scuola);
- • queste forme di cooperazione hanno contribuito a far uscire la scuola da una sorta di isolamento ed autoreferenza;
- • Assistiamo tuttavia con soddisfazione all’emergere e allo svilupparsi di una forte corresponsabilità della famiglia nei diversi ambiti della vita sociale. E questo anche per merito dell’associazionismo dei genitori, cerniera che coniuga scuola e famiglia, educazione ed istruzione.
In definitiva …. La scuola da sola non riuscirà nel suo compito educativo di istruzione e formazione se non realizzerà sempre meglio una cooperazione educativa con i genitori. Occorre per questo superare una ancora diffusa propensione a considerare la famiglia come un “soggetto istituzionale debole”, chiamato ad adeguarsi alle decisioni assunte in ambito scolastico.
7) Qualche suggerimento
- • Evitare comportamenti che disorientano i genitori (giustizia procedurale, relazionale e distributiva – Allegato 2)).
- • Dedicare tempo alla costruzione di un clima di classe adeguato alle relazioni.
- • Dedicare qualche momento alla discussione in classe per far emergere questi livelli di percezione di giustizia.
- • Coinvolgere i genitori in momenti di programmazione e di progettualità.
- • Cogliere l’importanza educativa della comunicazione scuola – famiglia:
- I colloqui con i Docenti;
- Le comunicazioni tramite libretto personale;
- Le informazioni sul sito della scuola;
- Il registro elettronico;
- • Motivare la partecipazione e la rappresentanza agli organi collegiali.
- Organizzare momenti di confronto, dialogo e negoziazione del reciproco ruolo educativo.
- Altro …
(Allegato 1)
Rapporto scuola famiglia
Forte è l’esigenza nella società di oggi di sviluppare forme di scambio, interazione e sostegno nel rapporto genitori-insegnanti nel segno della costruzione di una comunità adulta di educatori rivolti al perseguimento dello stesso fine. Coloro che vivono all’interno della scuola sanno che trovare dei genitori che non deleghino quasi completamente la formazione educativa dei propri figli agli insegnanti è cosa rara. Ma lo stesso discorso vale per gli insegnanti, che spesso persistono in posizioni ostili nei confronti di quella che viene ancora vissuta come una “invasione di campo”. Come può evolvere allora senza reciproche accuse, ma efficacemente, il rapporto genitori-insegnanti? Facciamoci un’idea
Un modello efficace di rapporto genitori-insegnanti è quello che prevede una interdipendenza positiva tra scuola e famiglia per la quale non si fanno le stesse cose due volte, ma si agisce coerentemente ognuno nel proprio ambito rafforzando così a casa quanto la scuola propone a scuola e a scuola l’educazione familiare.
I genitori dovrebbero ricoprire la posizione di “partner” nella realizzazione dell’offerta formativa proposta dalla scuola, la quale, “pensando la famiglia” dovrebbe riconoscerne ufficialmente il ruolo specificando quando e come viene ad essa chiesto di operare, cooperare o collaborare.
Solo attraverso un armonico rapporto genitori-insegnanti fondato sulla collaborazione è possibile porre fine alla diffidenza reciproca che ha contraddistinto la loro relazione fino a tempi recenti, l’uno tendendo ad attribuire all’altro le cause dell’eventuale insuccesso/disagio scolastico dei figli/alunni.
Il rapporto genitori-insegnanti si potrebbe definire di tipo proporzionale poiché tanto più la loro relazione è ottimale, tanto più ottimale sarà la riuscita scolastica dei minori, dal momento che sviluppo cognitivo e comportamentale vanno di pari passo.
Scuola e famiglia svolgono due ruoli di corresponsabilità in un rapporto di reciprocità, tendendo in modo diverso al raggiungimento di un unico scopo: mentre l’azione della scuola è istruttiva (educa mentre istruisce), l’azione della famiglia è prevalentemente educativa (istruisce mentre educa).
Ciò però non garantisce che tra famiglia e scuola ci sia sempre un rapporto idilliaco, infatti esso va continuamente costruito mediante un costante lavoro di confronto, dialogo e negoziazione e affinché il rapporto tra genitori ed insegnanti funzioni al meglio occorrerebbe che entrambe le parti abbiano ben chiara l’idea che l’una, per svolgere la propria azione, ha bisogno dell’altra.
(Allegato 2)
Giustizia percepita a scuola: insegnanti giusti o ingiusti?
Giustizia distributiva
La giustizia distributiva si riferisce alla percezione che gli studenti hanno rispetto all‘equità dei propri voti in relazione a quelli dei compagni.
Il senso di giustizia distributiva riguarda però non solo i voti, ma anche le risorse assegnate e le sanzioni ricevute.
Giustizia procedurale
La giustizia procedurale riguarda la percezione di correttezza delle procedure utilizzate dagli insegnanti nell’assegnazione dei voti, risorse o sanzioni.
In questo caso non vi è un confronto con i compagni ma semplicemente una valutazione dello studente nei confronti dell’operato del docente.
Il senso di giustizia procedurale influenza direttamente la relazione con l’insegnante, relazione che a sua volta influenza molto il senso di efficacia degli studenti e quindi la performance scolastica.
Giustizia relazionale
La giustizia relazionale fa riferimento al senso di equità nel trattamento interpersonale ricevuto, in parole più semplici si riferisce alla percezione di rispetto e ascolto ricevuto dall’insegnante.
L’atteggiamento relazionale dell’insegnante è fondamentale nel favorire un clima di classe conflittuale e competitivo oppure un clima di classe positivo e cooperativo.
Un suggerimento presente nella rivista è quello di dedicare qualche momento alla discussione in classe per far emergere questi livelli di percezione di giustizia e poter, quindi, intervenire al più presto per ristabilire un senso di giustizia diffuso che alimenti benessere nella classe.