Giornata della Memoria
“NESSUNO DI NOI RITORNERA’: STORIA DEL BLOCCO 31”
Recital scritto dal prof. Paolo TRICARICO
28 gennaio 2019 – Teatro Peroni di S. Martino B.A.
Autore:
- Paolo TRICARICO
Attori:
- Andrea De Manincor
- Sabrina Modenini
- i ragazzi dell’Ist. di istruzione secondaria superiore “Copernico-Pasoli”
Dopo la rappresentazione di venerdì 25/1 al Teatro Alcione, stasera c’è stata la replica al Teatro Peroni di S.Martino B.A. del recital “Nessuno di noi ritornerà: Storia del blocco 31”. Questo recital, che si inserisce nell’ambito delle manifestazioni sulla giornata della Memoria, tocca il cuore e le coscienze per la realisticità dei brani e per il fatto di raccontare storie, nomi e luoghi che – purtroppo – non sono nient’affatto inventati , ma terribilmente reali. Ai due attori professionisti (Andrea De Manincor e Sabrina Modenini), si sono affiancati con grande impegno e bravura i ragazzi dell’istituto Copernico-Pasoli e insieme hanno portato sulla scena un’opera di rara efficace sul piano della capacità di trasmettere il dramma vissuto dai prigionieri del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau in Polonia. Qui nel settembre del 1943 erano state trasferite, provenienti dal campo di Terezin, alcune famiglie ebree, le quali erano state alloggiate nel blocco “B II b” del campo; in particolare, all’interno di questo blocco viene raccontata la storia della baracca 31, dedicata ad ospitare addirittura una scuola o meglio a raggruppare i bambini di queste famiglie che qui si ritrovavano nelle ore diurne. Quando i loro genitori erano nei dintorni del campo a lavorare sotto il mitra puntato delle truppe naziste.
Si racconta in particolare la notte fra il 7 e l’8 marzo 1944, ossia l’ultima notte che questi poveri uomini, donne e bambini potranno ancora vivere, dato che è arrivato l’ordine direttamente dal Feldmaresciallo Himmler di porre fne alla loro esistenza, vito che cominciano a vedersi le prime avvisaglie della sconfitta nazista.
Ecco allora i ragazzi rappresentare l’ultima notte di questi uomini il cui destino è orami segnato, in un susseguirsi di storie dell’antico Israele raccontate nell’immaginario intento di scacciare il destino drammatico che li aspetta il mattino seguente. Attorno a questi ragazzi che recitano in modo eccellente, una Sabrina Modenini (Maria Mandel) a rappresentare con grande bravura la “Bestia di Auschwitz”; una donna di rara crudeltà che finirà catturata dalle truppe alleata e condannata a morte per impiccagione nel gennaio 1948 nel carcere di Cracovia.
Altrettanto bravo Andrea De Manincor a rappresentare Rudolf Höß, ossia il Ten.Col. delle SS al comando del campo di sterminio. Una figura altrettanto crudele (quasi 800.000 persone inviate ai forni crematori sotto il suo comando …), capace di far vivere “serenamente” la famiglia con i suoi 5 figli ai bordi del campo di sterminio dove avvenivano le peggiori atrocità.
Il ruolo di De Manincor rende bene il comportamento di questo spietato nazista, capace di introdurre l’uso del Zyklon B, un antiparassitario a base di acido cianidrico, capace di “semplificare” e velocizzare le uccisioni. Uno spietato nazista che pure aveva avuto un’infanzia da eccellente cattolico, inserito in una famiglia di altrettanto ferventi cattolici. I ragazzi, sulle note suonate da Luca Crispino, Roberto Zantedeschi e Pierre Todorovich, esprimono il dramma di questi esseri umani ridotti allo stremo, con scene molto efficaci, intervallate dalle splendide voci di Maria Tomba e Francesca Zenati, che hanno cantato brani di grande suggestione a corollario delle parti recitate. Nell’opera non manca anche una citazione per Josef Mengele, l’”Angelo della Morte”, uno che, oltre ad essere un brutale assassino, conduceva spietati e sconcertanti esperimenti sui corpi dei bambini, specie se rom e zingari.
La rappresentazione si chiude con la citazione, a carico del prof. Tricarico, di come è andata a finire, ossia di cosa è successo poi ai vari protagonisti di questo orrendo scempio. La Mandl e d l comandante Höß moriranno di lì a pochi anni, dopo essere stati processati e condannati per impiccagione; le famiglie di ebrei verranno anch’esse sterminate l’8 marzo del 1944, mentre colui che aveva avuto l’idea di istituire una biblioteca, l’ebreo Fredy Hirsch, morirà la notte stessa del 7 marzo 1944, togliendosi la vita per impiccagione. Sopravviverà invece ed è a tutt’oggi vivente la piccola bibliotecaria di Auschwitz, allora bambina poco più che dodicenne, Edita Adlerova (il cui nome vero è Edita Polachova conosciuta come Dita Kraus), così come Rudolf Vrka, entrambi assurti a simbolo di speranza in un quadro così spettrale e angosciante.
Bravi tutti i componenti dello spettacolo; dagli attori (Andrea De Manincor, Sabrina Modenini, Zeno Montagnani e Giulia Sirdone) ai ragazzi del gruppo teatrale Copernico-Pasoli (Greta, Karim, Cristina, Elena, Giovanni, Simone, Emma, Pietro, Denisa e Andrea), dai musicisti (Luca Crispino, Roberto Zantedeschi e Pierre Todorovich) alle due voci soliste (Maria Tomba e Francesca Zenati). Belle le scenografie di Andrea Masotto, così come le immagini scelte da Giovanni Tricarico, Anton Pirtac e Marta Pegoraro. Hanno dato preziosa collaborazione anche Andrea Baffetti e Daniele Mainente.
Infine, un grazie enorme a Paolo Tricarico, la cui bravura è pari solo alla sua modestia e che ha saputo stendere una sceneggiatura capace in circa 90 minuti di tracciare molto bene la vita di questo campo di sterminio nelle desolate e fredde lande polacche.
A presto.
Per PROSPETTIVA FAMIGLIA
dott. Paolo STEFANO