Progetto “Viaggio tra Storia, Arte e Pensiero”
11 febbraio 2019
“Un po’ Eva un po’ Madonna”: origine e sviluppo di alcuni stereotipi sulle donne
Silvana Bianchi
Parlare di donne talvolta può dare l’impressione di trattare un tema vecchio, consumato, fuori moda. Si obietta che ormai, almeno nel mondo occidentale, è stata raggiunta la parità fra i sessi e che è da nostalgiche femministe attardarsi su pseudo-problemi e su disuguaglianze che non esistono più.
Non è vero, non solo perché anche in quelle parti del mondo in cui la parità formale è sicuramente raggiunta permangono aree di disparità sostanziale (pensiamo alle carriere professionali o alle retribuzioni nel mondo del lavoro), ma soprattutto perché un’armatura di tradizioni trasmesse da generazioni ha solidificato in noi un set di pregiudizi, spesso inconsci, che si trasformano continuamente in pensieri, linguaggio, modi di essere e di agire.
Obiettivo dell’incontro è riflettere sulla diffusa rappresentazione delle donne, su alcuni luoghi comuni che si sono radicati, trasformandosi – in modo lento e pervasivo – in verità condivise che sotterraneamente giocano un ruolo influente sulle nostre idee e sui nostri comportamenti di vita quotidiana.
Prenderemo come spazio di riferimento l’Occidente europeo dall’antichità ad oggi, riservando uno speciale approfondimento al Medioevo, epoca dinamica in cui si aprono per le donne margini di libertà impensati, ma anche in cui si mettono in atto azioni di custodia e tutela che avranno largo successo. Proprio il Medioevo, interpretando il pensiero di Aristotele, propone con chiarezza, coerenza e sistematicità l’idea-chiave, vale a dire la ‘naturale’ debolezza costituzionale della donna, a cui consegue la sua inferiorità. Costruisce la rappresentazione femminile fra i due poli opposti della svalutazione (Eva, prototipo della donna come simbolo di peccato e perdizione) e della glorificazione (Maria, simbolo massimo di salvezza), e poi crea una ‘terza via’ che riesce a dar voce a tutte le donne, contemperando peccato e virtù.
Tutta la riflessione si appoggia su fonti dirette sia scritte sia iconografiche, facendo dialogare testi e immagini (miniature, pitture, sculture) per cercare di mostrare da dove derivano e dove si annidano alcuni nostri pregiudizi.
La parte finale dell’incontro è riservata al tema del ‘medioevo prossimo venturo’ attraverso le sollecitazioni offerte da due romanzi distopici (“Il racconto dell’ancella” di M. Atwood e “Vox” di C. Dalcher) che – parlando di un ipotetico futuro in cui la politica utilizza mezzi diversi per controllare le donne, le loro parole e il loro corpo – ci portano a riflettere su alcuni aspetti della realtà contemporanea relativi ai diritti delle donne.
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