Una quarantina di persone presenti ieri sera al Centro civico Tommasoli per un momento formativo inserito nell’ambito socio-sanitario del Progetto
“Salute, prevenzione e benessere” di Prospettiva Famiglia:
La relazione medico-paziente come fondamento etico della Cura. Ventunesimo incontro serale che precede l’ultimo di domani.
Un percorso corposo, impegnativo, ma che continua a mettere sul campo sostegno, qualità, competenze e supporto rivolti a molti genitori ed educatori del territorio veronese.
Una risposta con fatti concreti all’innegabile necessità di formazione.
Presenti molti professionisti, specialisti del settore, qualche genitore e alcuni docenti.
Il Prof. Vettore, già Professore Ordinario di Medicina Interna presso l’Università degli Studi di Verona, Formatore nelle Scienze della Salute, ha saputo coinvolgere i partecipanti con grande competenza, professionalità e sensibile umanità.
A seguire un estratto del suo intervento:
“Il potere dell’ascolto:
Quando il medico prova empatia nei confronti del paziente , l’efficacia delle cure aumenta moltissimo.
La crisi della medicina si traduce in crisi della relazione tra medico e paziente. Le finalità fondamentali della Medicina sono prolungare la vita e migliorarne la qualità. Essa vuole tutelare la salute, è fatta per prendersi cura delle persone, pazienti e non.
Educare alla salute i soggetti sani dovrebbe essere un obiettivo importante. La Medicina dovrebbe prendersi cura della vita delle persone. Quali sono le cause di questa crisi? I comportamenti frequenti dei professionisti e di pazienti in difficoltà sono il sintomo di questa crisi.
Si percepisce un’ evidente attenzione agli aspetti biologici della malattia, ma purtroppo non a quelli complessivi della persona sofferente. Alcuni professionisti sostengono che a volte i pazienti che parlano troppo durante le visite disturbano, creano distrazione. Nel colloquio medico paziente, il medico fornisce informazioni tecniche con finalità burocratiche. La medicina ospedaliera soffre di efficientismo , sembra vivere in una catena di montaggio. Il paziente deve giungere alla visita in anticipo perché il medico non deve aspettare, ciò è sgradevole. C’è stato uno sviluppo consistente delle specializzazioni. I pazienti sono inviati da uno specialista all’altro. Il rapporto una volta era di tipo consolatorio. Si è accentuata un’ asimmetria tra il curato e il curante. La comunicazione resta paternalista. Il paziente non sempre comprende i messaggi ricevuti e il medico non si prende cura di comprendere cosa il paziente abbia capito. Una disaffezione per la professione si sta diffondendo, dovuta a vari fattori, la tirannia del tempo e la burocratizzazione del ruolo per esempio. I medici soffrono di una scontentezza evidente. Perdono entusiasmo per la professione. I pazienti nel contempo sono più esigenti, talvolta piuttosto saccenti, pensano di sapere tutto. La salute è stata sostituita dal salutismo, pensiamo solo alle diete sui giornali , che non hanno senso. Pecchiamo tutti di giovanilismo. C’è un rifiuto alla realtà della vita . Uno dei principi della bioetica è l’autonomia , che spesso viene travisata.
La medicina ha fatto comunque enormi progressi. Il rischio di accusa di malasanità scaturisce reazioni severe da parte dei medici.
La medicina è cambiata nel bene e nel male. Fino al secolo scorso era di tipo consolatorio e di supporto. Ora il progresso scientifico ha modificato tutto. La scienza è fatica e non dà certezze, si è interrotto il rapporto fiduciario tra medico e paziente. L’esame clinico è andato giù di moda, la medicina della persona è diventata la medicina delle popolazioni. È diventata una medicina delle malattie, non della persona. Siamo passati dalla relazione empatica ad un silenzio assordante della burocrazia. Sono cresciute le malattie del benessere, l’nvecchiamento è aumentato, siamo in un momento delle polipatologie e della cronicità, un panorama diverso rispetto al passato.
Il servizio sanitario nazionale ha fatto una riforma della sanità meravigliosa. Il welfare state ha voluto dare tutto a tutti, come conseguenza abbiamo avuto l’abuso dei farmaci. L’aziendalizzazione è stata tragica , la salute è stata trattata come un bene di consumo non come bene primario, pensiamo all’uso terroristico dei foglietti illustrativi , l’informazione del medico dovrebbe essere più completa. L’effetto placebo esiste, non è un’ autosuggestione.
Assistiamo alla disumanizzazione della medicina, alla banalizzazione della relazione di cura,è un problema etico da risolvere, il problema della cura, dell’etica della relazione . La relazione si basa sul consenso informato. Si deve creare un’ alleanza di cura . Non si può essere professionisti isolati o pazienti isolati. L’appropriatezza e la proporzionalità della cura sono essenziali. Nessun paziente può essere abbandonato.
Le terapie palliative diventano fondamentali, perché i piccoli momenti di felicità per chi si avvicina alla morte sono fondamentali .
Quali rimedi quindi per rifondare l’etica della cura?
Ascoltare di più, in modo partecipato.
La tv fa educazione alla malattia non alla salute.
L’educazione agli stili di vita corretti non è semplice.
E’ necessario arrivare alla personalizzazione delle cure.
La medicina deve essere compartecipata.
L’abilità di counseling e la medicina narrativa sono
utile aiuto alla maturazione del soggetto.
La medicina narrativa insegna al paziente a narrare le proprie esperienze, l’anamnesi non è solo un racconto dei sintomi , è molto di più, ha un effetto taumaturgico.
La medicina è scienza, arte e carisma”
Un grazie a Mauro per la sua presenza.
Prof.ssa Daniela Galletta