Progetto “Viaggio tra Storia, Arte e Pensiero”
Prof. VALERIO VERNESI
”Il Cenacolo di Leonardo e il suo restauro: uno straordinario esempio di interdisciplinarietà tra innovazione e conservazione”
12 aprile 2019 – Società Letteraria
Relatore: prof. Valerio VERNESI – Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani
Un viaggio onirico fra l’arte e la tecnica alla scoperta di uno dei più grandi capolavori del genio leonardesco, un excursus soave nella conoscenza del valore di un’opera e dell’aneddotica del suo restauro, le vite e le passioni di chi ha lavorato per decenni per scoprire – sotto il film di successivi dipinti – il vero e originale risultato dell’opera vinciana, l’importanza – in un mondo come l’attuale dove il virtuale sembra avere il sopravvento – di riscoprire il piacere di ritrovarsi davanti ad un’opera mirabile senza tempo e attraverso essa immaginare di fluttuare, come una cellula, negli infiniti gangli cerebrali di un uomo – Leonardo da Vinci – che rappresenta l’esempio più completo di uomo d’arte e di scienza.
Tutto questo è stato, nell’arco ristretto di un’ora, il nostro viaggio, guidati da un uomo di sconfinata cultura e di ammirabile eloquenza, come il prof. Valerio Vernesi. Non solo la conoscenza approfondita di un’opera, ma anche di chi, attorno ad essa, ha speso una vita; non solo la capacità di esporre in modo chiaro e limpido gli interventi di restauro e gli eventi che hanno permesso di farla arrivare a noi attraverso i secoli, ma anche la capacità di trasmettere ai presenti il pathos di chi vive nel cuore e nell’anima l’amore per l’arte. E proprio questo amore ha portato, in modo civile ma deciso, a criticare chi, come il dr. Sgarbi, sostiene che le polveri sottili e il sovraccarico di visitatori, non sono un pericolo per questo affresco unico. Lo smog, le sostanze organiche che ci portiamo addosso e sui vestiti, il nostro stesso respiro e la nostra temperatura, mettono a dura prova la conservazione di tutte le opere d’arte e quindi anche di questo meraviglioso affresco che si trova a Milano alla Chiesa di S.Maria delle Grazie.
Il prof. Vernesi ha cominciato con il citare la storia di Pinin Brambilla Barcilon, oggi un’arzilla vecchietta di 95 anni, che ha vissuto vent’anni della sua vita con Leonardo da Vinci (La mia vita con Leonardo edito da Electa); li ha vissuti, s’intende, contemplando l’affresco leonardesco, valutandone ogni dettaglio, prendendosi tempo per meditare e valutare, osservandolo in ogni sua minima parte attraverso un microscopio che evidenziasse in modo eclatante centimetro per centimetro il materiale che lo aveva ormai reso una macchia indistinta. I giudizi pressoché unanimi dal Vasari fino al 1978, anno in cui Pinin Brambilla avviò, con la caparbietà tipica di chi – come lei – si definisce di origine celtica, il restauro “più difficile del mondo” erano infatti che l’opera si fosse nel tempo ridotta ad una macchia in cui era impossibile distinguere i particolari, ma soprattutto cogliere la grandezza dello spirito leonardesco.
Un’opera, quella vinciana, di fronte alla quale si trovava un’altra grande opera come La Crocifissione di Donato Montorfano, anch’essa realizzata con la tecnica del “buon fresco”, secondo la quale il colore si aggrappava sempre più, per effetto della carbonatazione, all’intonaco, perdendo a quel punto di spessore e vivendo quindi di e grazie all’intonaco stesso. Gli unici nemici potevano essere o eventi naturali (terremoto, guerre) o, udite udite, l’effetto opposto – quello della solfatazione – che al contrario del primo, ne determina il distaccamento e la successiva caduta. Questo processo della solfatazione può determinarsi per es. per effetto dell’umidità, a sua volta generata da un eccessivo numero di visitatori, che aumentando con la loro temperatura il vapore, generano appunto più umidità nell’ambiente (alla faccia delle tesi sgarbiane …)..
Davanti all’incuria in cui versava l’opera, intervenne, però, provvidenzialmente uno dei più importanti e famosi manager d’azienda degli anni ‘70, ossia il dr. Olivetti, che già si era reso protagonista del finanziamento di altri restauri (per es. i cavalli in bronzo di Piazza San Marco a Venezia) Egli ebbe la lungimiranza di chiedere al British Museum la disponibilità dei bozzetti che avevano portato alla stesura dell’opera, cominciò a raccogliere fondi stampando lo stato di avanzamento dell’opera di restauro e quindi, in sostanza, riuscì a generare profitti che potessero essere messi al servizio dell’arte recuperando lo splendido capolavoro che oggi viene ammirato da un milione di visitatori.
Il prof. Vernesi ci ha poi condotto per mano, prima aiutandoci ad identificare nell’opera della “Crocifissione (del pittore Montorfano), due specifici interventi di Leonardo relativi, in un quadro perfettamente conservato, alle uniche due figure che sono invece evidentemente scialbe e indefinibili: si tratta di Ludovico il Moro, signore di Milano e della sua amata (Cecilia Gallerani). Le due figure sono stranamente più scialbe rispetto al resto dell’opera di Montorfano perché Leonardo testava nuove tecniche e qui, anziché attuare il “buon fresco”, preferì una tecnica più secca come la tempera. La donna, ci ricorda sempre il prof. Vernesi, altri non è se non la famosa “Dama con l’ermellino”, il cui significato è stato abilmente espresso dal nostro relatore (“il mustelide così dolce e carino, ma pronto ad azzannare rappresenta la donna avvenente che non va avvicinata perché di altri (ossia del signore di Milano, Ludovico il Moro”)).
La Crocifissione e il Cenacolo: due opere miracolosamente scampate ai bombardamenti del 1943, che distrussero i lati lunghi del refettorio di Santa Maria delle Grazie, lasciando incredibilmente in piedi i due lati più corti dove figuravano appunto le due opere.
Il restauro fu compiuto, anche se alcuni aspetti vanno tuttora valutati per non rischiare di danneggiare opere di valore inestimabile. Un’altezza di 11 metri, per esempio, mal si concilia con uno spessore di soli 30-40 cm; il peso di un muro così alto genera su uno spessore così scarso una pressione davvero esorbitante, che andrà gestita, così come lo dovranno essere le condizioni ambientali (temperatura, umidità, luce) legate ad un flusso di visitatori che supera di quasi due volte quello ammesso dagli attuali strumenti di aerazione.
Ma il momento culminante della presentazione del dr. Vernesi è arrivato quando ha cominciato a descrivere il dipinto: l’atteggiamento degli apostoli di fronte alle parole del Cristo (“Uno di voi mi tradirà”), la solitudine di Gesù, Giuda che stringe il sacchetto con i trenta denari, Bernardo nell’atto di alzarsi sbalordito di fronte a una simile affermazione, i 12 apostoli raggruppati in tre gruppi da quattro; infine, la luce che attraversa l’opera (non solo dalle finestre in fondo alla stanza, ma anche un fascio di luce che proviene dalla parte destra dell’opera dove evidentemente era posizionata una finestra).
Insomma, per i presenti alla Società Letteraria, un crescendo di emozioni che ci ha portato a vivere il Cenacolo come mai ci era capitato, un entrare nell’opera come se ciascuno di noi fosse stato presente nella notte in cui Cristo mangiava per l’ultima volta con i suoi.
Viene quindi facile riprendere e fare nostra l’affermazione “Nulla ethica sine aesthetica”; lo stile, l’etica si costruisce passando per la comprensione e la contemplazione del bello.
Chiudo con una frase di Leonardo da Vinci, che lo stesso Vernesi ci ha proposto e che riassume bene il senso del nostro incontro: “Un buon pittore ha due principali oggetti da dipingere, l’uomo e l’intenzione della sua anima. Il primo è facile, ma la seconda è difficile perché deve rappresentarla con gli atteggiamenti e i movimenti delle membra … una figura non vale niente se in essa non compare l’azione che esprime il sentimento del suo spirito”.
Personalmente non sono la persona giusta per valutare l’incontro di stasera; l’ammirazione che provo per il prof. Vernesi, il suo stile, la sua conoscenza ed il suo amore per l’arte, non mi permettono di essere obiettivo. Posso, a nome dell’associazione, solo ringraziarlo per questo “viaggio di Gulliver” dentro un affresco di rara bellezza, nella sua storia e soprattutto nello spirito del grande genio che lo ha creato: Leonardo da Vinci.
Un grazie sincero al prof, Vernesi e alla dr.ssa Contiero dell’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, che ha permesso tutto ciò e la speranza di ripetere un incontro come quello di oggi, magari davanti ai tanti studenti che non hanno ancora avuto il piacere di apprezzare in questo modo i capolavori che meglio esprimono le punte più alte della nostra civiltà.
A presto..
Per PROSPETTIVA FAMIGLIA
dott. Paolo STEFANO