Progetto “Scuola per Genitori 2019-2020”
dott. Alberto PELLAI
”Adolescenza: l’età dello tsunami”
4 ottobre 2019 – Teatro Alcione
Relatore: dott. Alberto PELLAI, psicoterapeuta e scrittore
Dopo l’accattivante e frequentato incontro di ieri pomeriggio alle Scuole “G.Verdi”, in cui il prof. Salandra ha coinvolto un centinaio di persone a rivivere le canzoni più belle di Mina, stasera altro momento interessante proposto dalla nostra associazione. Un Teatro Alcione pieno in ogni ordine di posti (spiace per le circa cinquanta persone che non hanno potuto entrare) ha assistito alla relazione del dott. Pellai sull’ondata tsunamica che travolge i nostri adolescenti. Un’ora e mezza condotta in modo chiaro, con molti riferimenti alla vita reale e con indicazioni preziose sul modo di gestire la nostra relazione con quel “nemico” che abbiamo ni casa e che sono i nostri adolescenti. Egli stesso non ha mancato di segnalare come molte esperienze, prima ancora che come psicoterapeuta ed esperto dell’età evolutiva, le fa direttamente a casa come genitore e questo perché “i miei figli funzionano esattamente come i vostri”. Gli esempi e le difficoltà che ha citato investono la maggior parte delle famiglie e guai, sottolinea Pellai, se questa fase non si presentasse: se così fosse, ci sarebbe da preoccuparsi ancora di più. E questo perché è assolutamente normale che i nostri figli attraversino quella fase in cui ti fanno capire, anche se non te lo dicono “stammi lontano, ma voglio che tu mi sia vicino”. E’ il caso che si pone quanto i figli, passando alla scuola media, ti chiedono di accompagnarli a scuola, ma di lasciarli a 200 metri dall’entrata della scuola”.
Lo stesso dicasi fra le mura domestiche dove il conflitto fra un istinto – generato dalle parti più primordiali del nostro cervello (amigdala e ippocampo) – si scontra con il controllo generato dalla corteccia cerebrale. Ma, mentre l’istinto è presente fin dai primi anni di vita, il controllo ci mette un paio di decenni a completarsi e nel frattempo arriva lo tsunami dell’adolescenza. Ecco allora che, secondo Pellai, è come se una persona, che è sempre andata in bicicletta, si trovasse improvvisamente in mano un Ferrari”: così, all’improvviso, il passaggio ad una velocità notevolmente superiore, li porta a schiantarsi. E’ importante, perciò, che ci sediamo sulla Ferrari anche noi, al loro fianco, che teniamo bene sotto controllo il freno, che gli diamo i consigli giusti, che li indirizziamo e li avvertiamo sui principali pericoli. Non a caso, nella quasi totalità dei casi in cui succede un evento grave, le risposte, sincere, degli adolescenti sono del tipo: “non avevo pensato che potesse succedere questo”, “nessuno me lo aveva detto” e così via. Sono risposte sincere perché è effettivamente così. Nessuno, spesso, si è incaricato di avvisarli, di invitarli “a mettere il pensiero cognitivo davanti a quello emotivo”. Analogamente, dice Pellai, le statistiche ci raccontano che fra il 40% ed il 70% degli adolescenti guarda o ha guardato giornali pornografici, ma nel 90%-95% dei casi nessuno gli ha mai parlato della sfera sessuale.
La nostra generazione di genitori si diverte molto a fare la parte dei loro amici, anzi siamo amicissimi, ma non dobbiamo dimenticare che il nostro ruolo di genitori non ci esime dal mettere loro dei paletti, dall’obbligo di indicare loro una strada e a volte questo ruolo ci impone di dire di “no” o comunque di non assecondarli in tutto e per tutto. Pellai ci ha fatto l’esempio del giorno in cui è uscita la nuova versione del videogioco “FIFA”, giorno in cui suo figlio si è precipitato a chiamarlo per invitarlo a correre ad acquistare il videogioco. Ebbene, il padre non gli ha negato il gioco, ma l’ha indotto a pensare che valutando varie alternative e cercando sul web, avrebbero potuto risparmiare qualcosina, anche a costo di aspettare qualche giorno. Il figlio, all’epoca, gli buttò giù il telefono, ma poi dopo circa 20 min. lo chiamò invitandolo a fare questa ricerca entro il giorno successivo. In questo caso, racconta sempre Pellai, non gli ho negato ciò che voleva, ma l’ho indotto a pensare che si poteva trovare ad un prezzo inferiore e si potevano anche aspettare 4-5 giorni. Non assecondare chi vuole tutto e subito è un comportamento assolutamente da seguire.
Altri casi ci ha citato il dr. Pellai in cui, sull’onda dell’arrabbiatura, il ragazzo si rivolgeva ai genitori con parolacce, ma l’importante, ci dice il nostro relatore, è che quando ha sbollito e non c’è più la rabbia del primo momento, ritorni sui propri passi e chieda scusa o comunque a freddo non voglia ripetere ciò che avevano urlato nel momento di massima trance emotiva.
Porre dei limiti temporali all’uso dello smartphone o della play station è fondamentale, secondo Pellai. “In casa abbiamo acquistato un timer, impostato per suonare dopo 45 minuti in quanto prima di questo timer i genitori dicevano “adesso smetti perché sono passati 45 minuti” e i figli rispondevano che non era vero. Questo perché l’orologio del timer “andava molto più velocemente” del loro orologio biologico e non volevano ammettere di essere da due ore davanti alla play station”. I danni comportamentali che fa lo smartphone sono enormi e “non mi risulta – dice Pellai – che la bicicletta abbia mai distrutto famiglie, mentre telefonini che ne hanno distrutte, ce ne sono molti”. Analogamente il fatto che “i geni della Sylicon Valley inondino il mondo di giochi elettronici, ma poi mandano i loro figli a giocare con i lego di legno e altre materie naturali” fa nascere più di qualche domanda. Analogamente, un importante psicoterapeuta a livello mondiale ha definito Fortnite “the digital cocaine”: una definizione che deve far pensare sugli effetti di questi videogiochi.
Imponiamo una riduzione dei tempi in cui possono accedere allo smartphone (e comunque mai dopo le 22:00), diamogli una finestra temporale (45 minuti), parliamo con loro per farci conoscere ed essere identificati da loro come “affidabili”, diamogli le informazioni utili anche nel sociale e soprattutto, non facciamoci prendere da false remore (sul rispetto della privacy) ma, insieme a loro, facciamo chiarezza su alcuni aspetti della loro vita sociale (chi frequenta, come si comporta, quali orari adotta, ..)..
Pellai ha infine citato il caso in cui, in una delle chat di cui faceva parte suo figlio, lo scambio di frasi era ricchissimo di bestemmie; Pellai, dopo molte insistenze, fece leggere ad alta voce la conversazione a suo figlio, che si vergognò molto in questa lettura, ma Pellai-padre fece capire a suo figlio che se non gradiva le bestemmie nella chat, doveva combatterle dichiarando di togliersi in caso di persistenza e non assecondarli perché ”tanto io cosa ci posso fare?”.
Ricco il dibattito finale, dove i genitori hanno approfittato della presenza del grande personaggio per verificare come adeguare il loro comportamento di fronte a problemi legati al troppo tempo dei figli dedicato “ad essere on line” per riportarli maggiormente alla vita reale, chiedendo loro gli obiettivi scolastici che si propongono o gli interessi che più li coinvolgono. Tutti ambiti molto efficaci per capire se il ragazzo sta gestendo questo tsunami o se ne è irrimediabilmente travolto.
Un “grazie” al dott. Pellai per i tanti spunti forniti, in una cornice di pubblico degna delle migliori occasioni e per aver riportato anche situazioni di difficoltà nel ricoprire il proprio ruolo di genitore. E in questo, ci ha fatto sentire meno soli.
A presto.
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Per PROSPETTIVA FAMIGLIA
dott. Paolo STEFANO