Giovedì 9 Gennaio 2020 ore 20.45
Istituto Copernico-Pasoli
“LA SECONDA GUERRA FREDDA”
Relatore:
FEDERICO RAMPINI
La contrapposizione tra Stati Uniti e Cina assume contorni sempre più forti, nella logica della conquista della supremazia su scala mondiale.
La potenza ora dominante, gli Stati Uniti, viene incalzata sempre più da vicino dai successi economici, commerciali e tecnologici della Cina, la vera potenza emergente globale.
Gli altri attori internazionali, per quanto attivi o militarmente aggressivi, come la Russia, non possono competere con le enormi potenzialità di crescita e di influenza egemonica di Pechino.
Federico Rampini, giornalista e saggista, attualmente corrispondente da New York per il quotidiano “La Repubblica”, è intervenuto all’Istituto Copernico-Pasoli per presentare il suo ultimo libro sul tema, intitolato ” La seconda guerra fredda. Lo scontro per il nuovo dominio globale.”
La sua capacità di illustrare in maniera chiara e organica la complessità degli equilibri geopolitici internazionali che si reggono sul confronto tra le due superpotenze poggia sul valore aggiunto delle sue esperienze personali di acuto osservatore e di vita vissuta tanto in Cina quanto negli Stati Uniti.
Il quadro che ha tracciato evidenzia il ruolo di grande protagonista che Pechino ha saputo acquisire negli ultimi tempi, con accelerazioni impensabili fino a qualche anno fa.
Abbandonate le timidezze del recente passato, oggi i cinesi non hanno alcun complesso di inferiorità nei confronti degli americani.
Il salto qualitativo si è compiuto in virtù delle grandi trasformazioni e degli enormi progressi delle tecnologie più avanzate che hanno proiettato la Cina al primo posto su scala mondiale.
Quello che fu l’impero di mezzo, dopo cinquecento anni di egemonia occidentale, sta ritrovando l’orgoglio di una supremazia ritrovata.
Militarmente gli Stati Uniti sono ancora nettamente superiori, ma i dirigenti e il popolo cinesi, forti della loro millenaria cultura confuciana, sanno aspettare e soprattutto muoversi senza forzature precipitose.
Il punto di domanda riguarda il cosiddetto soft power, cioè la capacità, che la Cina deve ancora dimostrare di avere, di influenzare il resto del pianeta con la sua cultura e i suoi modelli di riferimento.
La forza della potenza americana si è alimentata in egual misura di predominio militare e economico da un lato, quanto di un esercizio di penetrazione efficace dei suoi strumenti di condizionamento culturale dall’altro, dal cinema alla letteratura, dalla musica ai costumi sociali, in questo sostituendo perfettamente il precedente impero britannico.
La Cina riuscirà a fare altrettanto?
La sfida, ancora aperta e tutta da giocare, costituirà un passaggio fondamentale per aprire il mondo al secolo cinese e sostituire l’inglese col mandarino.
Prof. Stefano Verzè