Progetto “Scuola per Genitori 2019-2020”
”Essere genitori di figli portatori di problematiche e disabilità: difficoltà e risorse”
20 febbraio 2020 – Centro civico “N.Tommasoli”
Relatrice: dr.ssa Amelia Massignan, psicologa e psicoterapeuta
Serata dedicata alla disabilità: un tema a cui ogni anno riserviamo un apposito spazio, convinti come siamo che la disabilità sia una ricchezza sul piano umano e sul cammino del miglioramento delle relazioni. La dr.ssa Massignan ci ha illustrato con grande competenza le dinamiche che si innestano in una situazione familiare dove è presente un handicap o una patologia, che vanno ad impattare sul diretto interessato ma anche su coloro che gli stanno attorno, dai genitori ai fratelli, dagli insegnanti ai compagni di scuola. Si è cominciato da un concetto semplice come quello della genitorialità: il momento in cui si diventa genitori o si sta per diventarlo (gravidanza) e quindi si passa da una fase in cui si è al centro ad una in cui al centro si mette qualcun altro, cioè il nascituro. Le funzioni dei genitori sono standard, ma vengono chiaramente agite in modalità e tempi differenti a seconda della natura di ciascuno; fra queste qualità troviamo quella affettiva, quella normativa, quella proiettiva, quella predittiva, quella transgenerazionale ed altre.
E’ chiaro che i genitori si pongono sempre molte domande sul comportamento dei propri figli, sul loro modo di interagire e ovviamente si pongono anche dei dubbi quando notano qualcosa di inatteso nei tempi o nelle modalità con cui evolve il proprio figlio. Come fa quindi un genitore a decidere se una certa immaturità, una certa difficoltà o incapacità del figlio di svolgere un compito siano indici di allerta, campanelli di allarme cui dare immediato ascolto? Innanzitutto, si è affrontato il tema del “rischio evolutivo”, cioè di quella fase in cui sono presenti o fattori di ritardo o comunque di discontinuità nel processo di crescita oppure, in altri casi, vi sono manifestazioni di malessere e di disagio o, infine, le condotte cognitive non sono congruenti con l’età o con il compito assegnato oppure con la relazione.
Si comincia a prendere coscienza di qualche differenza, che può consistere in tempi di apprendimento più lunghi o in una modalità diversa di reagire agli stimoli esterni. Questi aspetti non sono del tutto assimilabili alla patologia, ma variano per livello di intensità, gravità e persistenza e sono indici di una condizione che può essere più o meno temporanea, mutevole, modificabile nei diversi contesti, interpretabile in modo diversificato nelle varie fasce d’età.
In ogni caso, la situazione di rischio evolutivo non è mai una situazione consolidata, ma sempre temporanea e destinata ad evolvere o in un senso o nell’altro. I bambini, pertanto, tendono ad inquadrarsi o “fuori fase” o “a zig zag” oppure, infine, “immaturi”.
Loro tendono a suscitare nell’adulto incertezza sul significato dei loro comportamenti e sull’esito della fase di rischio che stanno attraversando.
Di sicuro, in tutto ciò, un ruolo fondamentale lo gioca la relazione; se predisposta in modo positivo, essa può rappresentare un’àncora in cui trovare fiducia e riposo, mentre in altri casi essa può rappresentare il punto di rottura. In questa situazione che oscilla continuamente fra normalità e patologia, i genitori vengono a trovarsi in un ruolo affettivo, educativo solido e stabile. Sicuramente ciò può portare un MOLOCK capace di creare instabilità nei rapporti di coppia, visto che un genitore, o entrambi, possono sentirsi svalutati nelle proprio funzioni genitoriali: in questa situazione, cercano risposte all’esterno o prendono evidenza del fatto che qualcosa davvero non va nel figlio.
Dal rischio evolutivo si passa poi ai disturbi del neurosviluppo, ossia alla fase dove non ci sono più dubbi sulla sussistenza del problema e infatti la sua presenza modifica pesantemente anche i rapporti familiari, così come introduce nuovi bisogni, inoltre suscita domande ed emozioni intense ed infine muta l’equilibrio delle relazioni all’interno del nucleo e nei rapporti che esso intrattiene con l’ambiente. E’ fondamentale poter dare un nome il più possibile esatto alla malattie per poter evitare equivoci e poter ragionare lucidamente sull’evoluzione della stessa. Si passa pertanto attraverso quatto fasi: quella dello shock, poi quella del vissuto depressivo, quindi quella riparativa ed infine la condivisione del disturbo.
Una bella lezione, molto chiara e circostanziata, che la dr.ssa Massignan ha tenuto davanti ud un pubblico purtroppo scarso a causa di altri concomitanti incontri nella zona. Ciò però non ha impedito la valida esposizione fatta ei presenti ed il dibattito finale su esperienze concrete vissute da alcune famiglie. In un caso, in particolare, si è segnalato il comportamento di uno dei due fratelli che – mantenendo ancora il proprio “io” al centro – si sente in colpa per aver rifiutato in un primo momento il fratello e dimenticando quindi che non è affatto sua la colpa di fronte ad un certo evento. Da questa convinzione, l’obiettivo del fratello maggiore di essere sempre bravo a scuola per essere di esempio per il fratello più piccolo. Molto interessante la lezione della Massignan che ha catturato l’attenzione dei presenti, dando indicazioni concrete sulle contromisure da adottare di fronte a queste patologie.
A presto.
In allegato le slide dell’incontro :
ESSERE GENITORI DI FIGLI DISABILI
slide essere genitori immagini
Qui sotto è possibile riascoltare l’intero incontro.
Per PROSPETTIVA FAMIGLIA
dott. Paolo STEFANO