USA: il ruolo dell’amministrazione Biden nell’attuale situazione geopolitica
avv. Mattia Magrassi
Centro civico “N.Tommasoli – 13 aprile 2022
Un’oretta circa per ripercorrere, a volo d’uccello, 30 anni di amministrazione americana, magistralmente guidati dall’avv. Magrassi, che ha citato, raccontato e sviscerato i punti cruciali di un percorso che ha portato dal Presidente Bush senior, osannata guida americana nella I^ Guerra del Golfo all’attuale amministrazione Biden, che non naviga in buone acque se l’eventuale ricandidatura, per un secondo mandato Biden, non è al momento nemmeno presa in considerazione e se ci si avvicina alle votazioni di “Mid Term” con pronostici molto vicini alla débâcle per il partito democratico. Se a ciò si aggiunge una vice-Presidenza, affidata a Kamala Harris (suggerita da Obama?), che non solo non raccoglie consensi, ma anzi critiche, anche pesanti, come in occasione dell’ultimo viaggio in Polonia di alcune settimane fa, si capisce come l’attuale amministrazione Biden non sia accompagnata dai migliori auspici nemmeno riguardo al ruolo nel conflitto russo-ucraino.
Come ci faceva notare l’avv. Magrassi, c’è stato un trentennio – dal 26 dicembre 1991 (scioglimento dell’Unione Sovietica) al 24 febbraio 2022 (scoppio guerra russo-ucraina) – in cui il mondo ha vissuto una situazione di superpotenze “unipolare”, a seguito del fatto che il passaggio dall’Unione Sovietica alla Federazione Russa, ha nei fatti lasciato scomparire una delle due superpotenze. Se, però, nel primo decennio (1991-2002), i rapporti fra USA e Federazione Russa potevano dirsi molto buoni, se non ottimi, successivamente tali rapporti si sono un po’ deteriorati. Si consideri che addirittura la Federazione Russa era arrivata a chiedere di entrare nella NATO e che nel 2002 fu istituito – con un accordo stipulato in Italia a Pratica di Mare (RM) – il Consiglio “NATO-Russia”; poi, però, la situazione ha incominciato ad incrinarsi: gli USA si sono impelagati nella guerra in Iraq e sono scoppiate le prime rivoluzioni “colorate”: la Georgia nel 2003, l’Ucraina nel 2004 ed il Kirghizistan nel 2005. A ovest, i Presidenti USA si succedevano e così a George W. Bush (2001-2008) è subentrato Barack Obama (2009-2016); a quest’ultimo è succeduto Donald Trump (2017-2020) fino all’attuale Biden (2021-2024), che pur avendo al suo attivo un’esperienza politica pluridecennale (fu vicepresidente con Obama), adesso sembra aver perso un po’ di smalto anche per colpa dell’età. Dal lato degli Urali invece c’è stato Putin e sempre Putin dal 1999 con una sola pausa, quando – non potendo svolgere il 3° mandato consecutivo – mise al potere il suo delfino Medvedev.
La tesi dell’avv. Magrassi è che non solo non ci si debba stupire dell’attuale guerra (“le sue cause erano presenti da tempo”), ma che essa addirittura potesse scoppiare almeno qualche anno fa, quando negli Stati Uniti fu eletto Trump, se non fosse stato per due motivi:
- L’amministrazione Trump è stata costretta ad un “immobilismo forzato” nei confronti della Russia a causa di due azioni che lo hanno fortemente coinvolto, al punto da togliergli il tempo necessario ad attivare altre azioni e precisamente:
- L’indagine sulla c.d. “Russia collusion”;
- L’impeachment sul c.d. “Trump-Ukraine scandal”;
- La pandemia Covid-19 che ha praticamente bloccato il mondo per due anni.
Le cause dell’attuale conflitto si possono ritrovare, secondo il politologo John Mearsheimer nell’Occidente (“John Mearsheimer on why the West is principally responsible for the Ukrainian crisis.”) e cioè nei seguenti punti:
- L’espansione UE + l’espansione della NATO + la trasformazione dell’Ucraina in una democrazia liberale = “minaccia esistenziale per la Russia”;
- La riprova? I risultati della “Bush doctrine” durante il periodo unipolare;
- Stiamo assistendo alla fine del periodo “unipolare”;
- Il vero pericolo è la Cina
In particolare su quest’ultimo punto, si è fatto notare che in una situazione di tre superpotenza (USA, Federazione Russa e Cina) è stato un po’ miope il comportamento che ha portato ad eliminare la possibilità di averne uno come amico. Lo stesso Mearsheimer sostiene che il vero pericolo sia la Cina.
Dal secondo gasdotto (Nord Stream 2) che la Russia ha costruito per far arrivare – lungo il Mar Baltico e quindi senza attraversare il territorio dell’Ucraina – il gas alla Germania (da cui una certa freddezza di Scholz sul tema “sanzioni”) allo sforzo che la Russia ha fatto e fa per garantirsi l’accesso al Mar d’Azov e al Mar Nero (la flotta russa è a Sebastopoli) e quindi la possibilità da lì, di arrivare ai mari “caldi” (Egeo, Mediterraneo) tramite lo stretto del Bosforo e quello dei Dardanelli fanno capire quanto fosse importante per la Russia evitare “l’accerchiamento NATO”. Se i Paesi dell’ex Patto di Varsavia abbiamo chiesto quasi immediatamente di entrare nella NATO perché attratti dall’Occidente o impauriti dal giogo della “madre Russia” non è dato sapere; certamente con questo progressivo passaggio nel gruppo dei Paesi NATO, la Russia si è trovata “col nemico alle porte”. Interessante e ricco di spunti il dibattito finale con cenni al ruolo della Gran Bretagna (ottima mossa promozionale la passeggiata di Johnson con Zelensky) e a quello della Germania, oltre a qualche richiamo al fatto che, se gli USA dovessero soprassedere sull’invasione russa dell’Ucraina, questo potrebbe essere preso a pretesto dalla Cina per fare lo stesso con Taiwan.
Un grazie all’avv. Magrassi per la ricca esposizione e ai 45 presenti che hanno permesso di aggiungere qualche altro pezzo del complicato puzzle che racconta questa guerra. L’unica cosa che possiamo augurarci è che finisca presto.
Cordiali saluti e un arrivederci a mercoledì 20, quando valuteremo se in questo conflitto l’UE si sia indebolita o rafforzata.
Ass. PROSPETTIVA FAMIGLIA
dott. Paolo STEFANO