SCENARI IN MOVIMENTO
UE: esce indebolita o rafforzata dal conflitto russo-ucraino?
prof. Stefano Verzè
Centro civico “N.Tommasoli – 20 aprile 2022
Conoscenza profonda degli eventi, possesso di concetti chiari e definiti, grande lucidità di pensiero: questi i tre pilastri su cui si basa la presentazione del prof. Verzè, giornalista noto e autore di numerosi scritti sull’argomento. Abbiamo cominciato con una disamina della situazione geopolitica nell’area coinvolta dal conflitto ed il nostro relatore ha subito fatto notare quanto sia arretrata la linea di demarcazione che una volta separava i Paesi del Patto di Varsavia dal resto dell’Europa. Tale linea oggi corre lungo l’Ucraina, la Bielorussia e le Repubbliche Baltiche. Sicuramente un bel passo indietro per il blocco dell’Est, ma ciò che Verzè ha tenuto a sottolineare è il fatto che – pur riconoscendo le preziose risorse naturali presenti nel Donbass o in Transnistria, questa non è una guerra economica e forse nemmeno di conquista dei territori, quanto piuttosto una guerra ideologica, dove il pensiero di Putin si rifà non solo all’impero sovietico, ma ancora più addietro, a quello zarista. Una visione di una Grande Russia che si erge contro l’Occidente corrotto e capitalista, secondo una visione panteistica (noi siamo il Bene e voi siete il Male), dove si fa leva sui concetti tipici delle autocrazie e delle dittature (famiglia, religione) proprio per avere il massimo controllo delle masse. Putin guarda quindi all’Europa come a un essere disgregato, non compatto, incapace di svolgere un’azione unitaria contro la Russia; una UE invischiata nei mille lacci e lacciuoli di mancanza di potere su determinati ambiti (vedi quello militare) e dalle opposte spinte sovraniste di molti Stati dell’UE. Le democrazie occidentali vengono quindi viste come qualcosa di contro natura, riconoscendo invece il regime russo “l’uomo solo al comando”, la “guida” (che in tedesco prende l’inquietante traduzione di Führer …), colui che esercita il potere (o dice di esercitarlo) in nome delle masse, un’oclocrazia, dove scompaiono tutti i principi tipici delle vere democrazie (separazione dei poteri, controllo da parte della Corte costituzionale, separazione Stato-Chiesa, limiti e vincoli all’esercizio del potere, assegnazione dei poteri ad organi collegiali e mai individuali, …).
Eppure, ci dice Verzè, se avessimo ascoltato attentamente ciò che Putin dice da anni, avremmo potuto anche capire che saremmo arrivati a questo punto. Il fatto è che vi sono concetti ai quali i Paesi dell’Europa meridionale non prestano attenzione o non danno il giusto peso: quanti in Italia sono a conoscenza della “breccia di Suwalki”? In Paesi come la Polonia o le Repubbliche baltiche lo conoscono, eccome! E’ un corridoio chiuso a nord-ovest dall’ ”oblast” russa di Kaliningrad e a sud-est dalla Bielorussia, largo circa 65 km che prende il nome da una piccola cittadina che vi si trova. Ebbene, se dessimo mano libera a Putin, sicuramente questa sarebbe uno dei primi punti di attacco delle forse russe. Perché? Perché esso conduce a quello splendido punto di accesso al Mar Baltico che è la città di Danzica e non c’è bisogno di ricordare come proprio Danzica fosse il principale obiettivo dell’invasione tedesca della Polona nel settembre del 1939.
Nel frattempo che a Est si fa strada questa ideologia autocratica, con tanto di avallo della Chiesa ortodossa (il Patriarca Kyrill è arrivato a benedire tutti gli orrori di questa guerra per sostenere Putin)[1], le democrazie occidentali si indeboliscono in modo progressivo anche se impercettibile come si logora lentamente un tessuto; questo tessuto è il comune sentire della popolazione che evidentemente non avverte più, col tempo, l’importanza di un regime democratico e dove pian piano, quasi fosse una deriva, si finisce se non per giustificare l’azione di un despota, almeno per accettarla. Ciò accade quando viene meno la temperanza politica, quando viene meno il riconoscimento sul piano politico della storia e delle ragioni della parte avversa, ma la si calpesta, disconoscendone il prestigio e l’autorevolezza.
Man mano che la popolazione perde questa fame di democrazia, si fanno strada coloro che tendono ad associare il popolo, che detiene il potere in una democrazia, con colui che è stato delegato dal popolo ad esercitare questo potere. Finché questi due estremi restano lontani fra loro, come i piatti di una bilancia, la democrazia sopravvive e si afferma; quando invece essi si avvicinano quasi a coincidere e magari con un singolo che dichiara di rappresentare tutto il popolo, siamo alle soglie della dittatura e dell’autocrazia.
Fra pochi giorni si voterà in Francia per il ballottaggio e a competere saranno i due candidati che al primo turno hanno ottenuto la maggioranza dei voti: da una parte Macron, considerato il Presidente delle multinazionali e delle fasce benestanti della popolazione e dall’altra Marine Le Pen, che è portatrice di un messaggio politico fortemente orientato a destra. Si consideri che Jean-Marie Le Pen perse le elezioni nel 2002 alla guida del Front National, prendendo solo il 18% dei voti (Mitterrand 82%) e che sua figlia Marine le ha perse nel 2018 col 34% dei voti (Macron 66%). Se domenica dovesse vincere Marine Le Pen o anche perdere con più del 40% dei voti, sarebbe un’ulteriore spallata alle forze europeiste e democratiche del Vecchio Continente.
In conclusione quindi che risposta possiamo dare al quesito di questa sera?
Ci sono due scenari possibili:
- Uno più improbabile e cioè che l’UE approfitti di questo frangente per scardinare alcuni paletti che la rendono bloccata e quasi inefficace, come per es. l’unanimità del voto sui temi più importanti come quello militare o di politica estera (basta il NO anche di un Paese piccolo come il Lussemburgo per bloccare tutti i 27 Paesi aderenti), magari introducendo delle maggioranze qualificate;
- Uno invece più probabile e cioè che le spinte sovraniste a forte matrice nazionalistica prendano ancora più piede e diano un’altra picconata alle già fragili mura dell’UE; in questo caso, faremmo il gioco di Putin e daremmo elementi di conferma che l’UE è tutt’altro che compatta e che non può realmente porsi come interlocutore autorevole alle azioni dello “zar”.
Grazie al prof. Verzè per la lucida disamina e per la competenza con cui ha risposto alle numerose domande del dibattito finale e un arrivederci a tutti al prossimo mercoledì 27 aprile, dove, insieme all’avv. Magrassi, ritroveremo il prof. Verzè per parlare di guerre finanziarie e degli effetti planetari di questa guerra a partire da quanto sta accadendo nel Mar Cinese meridionale.
- [1] Mentre i corpi sono ancora caldi e le immagini della ritirata russa da alcune città ucraine rivelano l’orrore degli eccidi e delle fosse comuni, delle donne stuprate e dei morti ammazzati, continua imperterrita e senza tentennamenti la Sacra Alleanza moscovita tra Trono e Altare (DOMANI – 3 aprile 2022)
A presto.
Ass. PROSPETTIVA FAMIGLIA
dott. Paolo STEFANO