SCENARI IN MOVIMENTO
Guerre finanziarie e conflitti armati (avv. Mattia Magrassi)
Gli effetti della guerra in Ucraina sugli equilibri geopolitici (prof. Stefano Verzè)
Centro civico “N.Tommasoli” – 27 aprile 2022
Serata a due voci quella di questa sera al Centro Civico “N.Tommasoli”: due voci diverse, ma complementari, due modi diversi di interpretare gli eventi, ma chiave e lucchetto di interpretazione di questo “pasticciaccio brutto” che è la guerra russo-ucraina. L’avv. Magrassi ed il prof. Verzè hanno dato vita, tanto nell’esposizione delle rispettive relazioni quando nelle risposte alle domande che hanno animato il dibattito finale ad un crogiuolo di riflessioni e osservazioni che hanno permesso, se non di fare chiarezza, quanto meno di aumentare la nostra capacità interpretativa degli eventi di queste settimane. Ha aperto le danze l’avv. Magrassi, che ha riportato grafici e cifre fredde, ma inequivocabili, su quali sono i Paesi che maggiormente supportano lo sforzo ucraino in questo conflitto.
Il grafico che espone l’ammontare di aiuti forniti all’Ucraina, distinto in aiuti:
- umanitari
- finanziari
- militari
non lascia adito a dubbi. La barra degli Stati Uniti è decisamente molto più lunga degli altri Paesi e comprende solo aiuti finanziari e militari. Un grafico che indica chiaramente come, fra il 24/2 ed il 27/3 di quest’anno, gli USA abbiano fornito aiuti all’Ucraina per quasi 8 miliardi di euro; il secondo Paese, la Polonia, non solo ha fornito solo aiuti finanziari e non militari, ma arriva a mala pena a un miliardo di euro; seguono il Regno Unito, la Germania e la Francia; poi l’Italia al 6° posto, seguita da Svezia ed Estonia.
Se ci concentriamo sui soli aiuti militari, anche qui gli USA sono nettamente primi con più di 1,2 miliardi di euro, seguiti a distanza da Estonia, Regno Unito; il 4° posto se lo contendono Italia e Germania. Insomma, cifre che parlano chiaro e indicano come gli USA )e la NATO) hanno sì dichiarato inizialmente che non sarebbero intervenute militarmente, ma dimostrano anche che questi Paesi stanno facendo uno sforzo non comune per sostenere l’Ucraina perché “l’Ucraina non può perdere la guerra” o, per usare le parole del prof. Verzè, “non deve perdere la guerra”. Poi l’avv. Magrassi è passato al secondo tema del suo intervento: le sanzioni economiche. Come hanno dimostrato le guerre del recente passato (Afghanistan, Iraq, acquisizione russa della Crimea), le sanzioni economiche possono dare una buona spallata alle sorti del conflitto, ma non sono determinanti. Gli esempi degli ultimi 50 anni dimostrano che, quando sono state comminate le sanzioni, c’è stato un passo avanti nell’indebolire l’avversario, ma le sorti dei conflitti si sono decise altrove e cioè sui campi di battaglia. Pertanto, le sanzioni economiche possono dare una mano, ma senza un intervento netto o sui campi di battaglia o sui tavoli diplomatici, queste guerre non si sarebbero risolte.
L’avv. Magrassi ha concluso con alcune interessanti notizie su come l’Italia ha gestito politicamente la questione degli aiuti militari; ancorché l’art. 11 della Costituzione sia molto chiaro sull’interpretazione della guerra da parte del nostro impianto giuridico (“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli …”), la nostra compagine politica ha dato scarso peso a questo principio costituzionale, votando nettamente a favore degli aiuti militari (Camera: 342 favorevoli e 35 contrari, Senato 214 favorevoli e 25 contrari).
Seconda parte della serata tenuta dal prof. Verzè che ha portato l’attenzione sul ruolo della Cina, ma soprattutto sulla “pancia” dei popoli e quindi sul fatto che a prevalere, più che gli aspetti economici o politici, siano quelli ideologici. Viene prima la società, come nella visione cinese o prima il singolo, come nella visione occidentale? E’ più facile imporsi per un sistema dirigista come quello cinese o per una democrazia che si espone – croce e delizia – al confronto e quindi al dissenso? In Francia, Marine Le Pen ha perso con più del 41% dei voti favorevoli (il resto a Macron), ma un risultato del genere sarebbe plausibile nella Russia putiniana? Assai improbabile, anzi impossibile, ci dice il prof. Verzè. In uno stato dittatoriale non c’è spazio per il confronto, uno stato simile vive e può sopravvivere solo come monolite: se viene meno questa condizione è destinato a disgregarsi perché viene meno quel consenso popolare che ne giustifica l’esistenza. Un consenso che viene da secoli di formazione ideologica, da secoli in cui si è costruita – mattone dopo mattone – una mentalità che mette la massa al primo posto e l’individuo più indietro, da secoli in cui gli interessi del singolo “si sacrificano di fronte al superiore interesse della nazione”. Infine, il prof. Verzè ha ricordato che, proprio perché le democrazie si espongono al confronto, corrono il rischio che i “fiumi carsici” degli interventisti potrebbero apparire in superficie qualora la situazione dovesse degradare e questo anche se per Paesi come l’Italia, la Germania o la Francia, l’idea della guerra sia assolutamente fuori dal nostro modo di concepire la realtà.
Al termine, dibattito condito da domande molto interessanti compreso un parallelismo Russia-Cina, da cui emerge come entrambi siano Paesi emergenti (i principali provider finanziari hanno costruito un indice sui Paesi emergenti denominato BRIC[1]), ma con profonde differenze (sul mercato italiano i prodotti cinesi spopolano, ma non si è mai visto un prodotto russo). Un accenno anche al ruolo dell’Australia (specie dopo il patto della scorsa settimana fra la Cina e le Isole Salomone), che per la Cina rappresenta il nemico fuori dalla porta di casa. Infine, alla domanda se gli aiuti militari vengano forniti dai vari Paesi all’Ucraina in modo gratuito o a pagamento, la risposta è che qui di gratis non c’è più nulla e se gli USA hanno investito 8 miliardi di euro in aiuti è perché, al termine di questo conflitto, si aspettano un contropartita sul piano politico, oltre che economico.
Davvero interessanti entrambi gli interventi, condotti con stili e focus diversi, ma intrinsecamente legati dal fatto che ad entrambi è perfettamente chiaro come gli avvenimenti accaduti dal 24/2 in poi sono il frutto di decisioni prese dalle grandi potenze in vista di un futuro assetto mondiale che, al termine di questa guerra, saranno sicuramente diversi rispetto a prima.
Non ci resta che sperare in una rapida conclusione del conflitto, anche se per ora non ci sono avvisaglie in tal senso.
Ci vediamo mercoledì prossimo, quando l’avv. Magrassi ci parlerà di ”Giganti del Big Tech e sfide per la democrazia (Google, Facebook, Twitter, …)”.
A presto.
Ass. PROSPETTIVA FAMIGLIA
dott. Paolo STEFANO
[1] BRIC = Brasile, Russia, India, Cina.